Carissimo Vittorio, leggo oggi (ieri, ndr) il tuo bell'articolo nel quale proponi l'abolizione dell'esame di maturità; fatto mio il tuo auspicio, ne formulo uno io: aboliamo direttamente la scuola. Tu infatti sostieni che se un taluno giunge alle soglie dell'università dopo cinque anni di scuole elementari, tre di medie, due di ginnasio e tre di liceo, senza che nessuno gli abbia sbarrato la strada, vuol dire ch'è in qualche modo idoneo. Eh, no, caro Vittorio; so bene che la tua è un'argomentazione di carattere retorico; tuttavia tu sai benissimo che negli ultimi decenni la scuola è stata considerata da coloro che ci hanno governato, tutti indistintamente, un ammortizzatore sociale: come anche quella criminalità che i politici definiscono micro.
Gl'insegnanti hanno l'ordine di promuovere tutti indistintamente (mi ripeto: ma non a caso) gli alunni a prescindere dal profitto; e ciò è causa di gravissima discriminazione sociale, non potendo quelli provenienti da ceti sociali umili consentirsi la preparazione privata che un tempo non era necessaria. Ammortizzatore sociale, e nei due sensi: ovvero sia che significhi tenere per qualche anno ancora in parcheggio quelle che diventeranno pericolosissime torme di disoccupati; sia per mantenere turbe di «professoresse» fumanti colla Repubblica in mano come simbolo di appartenenza e di «personale ausiliario» che in vita sua non ha mai visto una scopa: esistono infatti le squadre di pulizia fatte di tossici ed ex detenuti.
Quando insegnavo, il ministero su richiesta degli alunni inviò un ispettore al Conservatorio di Napoli perché ero troppo severo agli esami; ciò che questo
insegnante di Fisica sostenne nella relazione di censura su di me; sono vent'anni che non insegno più. Tutte queste cose sono da me dettagliatamente narrate nel libro La virtù dell'elefante che uscirà a ottobre per Marsilio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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