"Addio all'era Berlinguer e alla superiorità morale"

Il politologo Gianfranco Pasquino sull'incontro del Nazareno: "Così la sinistra archivia la demonizzazione dell'avversario"

"Addio all'era Berlinguer e alla superiorità morale"

Il complesso di superiorità della sinistra può finalmente andare in archivio. Con l'incontro Renzi-Berlusconi finisce un'epoca lunghissima: quella che va da Togliatti a Berlinguer, fino ai nostri giorni. Gianfranco Pasquino, politologo illustre e dal curriculum chilometrico - professore a Bologna per quarant'anni, direttore di una rivista prestigiosa come Il Mulino, senatore della Sinistra indipendente - è appena uscito dallo stadio di Reggio Emilia dove ha seguito la vittoria del suo Torino, ma trova il tempo per rispondere alle domande del Giornale. E sottolineare il passaggio storico che l'Italia sta attraversando.

Professore, che cosa rappresenta il meeting fra il segretario del Pd e il Cavaliere?
«Certamente è il segnale che qualcosa è cambiato».

Renzi ha messo nell'armadio il complesso di superiorità?
«Renzi ragiona con altri criteri e segue altre procedure. Finisce quell'epoca, anche se, intendiamoci, certi atteggiamenti sono duri a morire e proseguiranno dentro il Pd e a sinistra».

La superiorità impediva il dialogo...
«Il complesso di superiorità aveva una lunga storia. Ed era di due tipi».

Quali?
«La superiorità era politica e non a caso Togliatti veniva chiamato il Migliore. Poi con Berlinguer arrivò anche la superiorità morale: i dirigenti del vecchio Pci pensavano di essere fatti di un'altra pasta rispetto agli avversari. Dunque il complesso era doppio».

Fu quel complesso a portare alla scomunica di Berlusconi?
«Beh sì, la sinistra diceva: Berlusconi è un parvenu. Dunque, declinava la propria differenza politica. Poi aggiungeva: Berlusconi è un affarista, dunque anche sul piano morale c'era un abisso. Però...».

Però?
«Berlusconi rispose rovesciando i concetti e attaccando i comunisti e i postcomunisti: le loro radici erano in Unione Sovietica, affondavano nella storia del totalitarismo, insomma avevano alle spalle un passato non proprio edificante».

Vent'anni di reciproche demonizzazioni?
«Non c'è dubbio. E non si può contestare il fatto che l'atteggiamento della sinistra abbia favorito il Cavaliere».

Addirittura?
«Sì, nel senso che si è andati allo scontro frontale: Berlusconi contro tutti. E l'antiberlusconismo ha tenuto in vita Berlusconi».

Risultato: l'Italia bloccata.
«Sì, ma non solo per le asprezze del confronto. Diciamo che molti difendevano lo status quo perché faceva loro comodo. Una volta ho detto che c'erano rendite di posizione e rendite di opposizione. Il sistema bloccato faceva comodo a tutti. O quasi».

Renzi?
Renzi ha altri criteri. Per Renzi il complesso, il doppio complesso, è irrilevante».

Non lo considera?
«È lui a decidere chi incontrare e chi no. Il resto, compresa la storia del partito, non gli interessa. Del resto Renzi non è un ex comunista ma semmai un ex democristiano. Ma c'è di più».

Che cosa?
«Renzi ha alcuni tratti in comune con il Cavaliere».

Ce li espliciti, professore.
«Anche lui cerca le masse, il popolo».

Renzi sta berlusconizzando la sinistra?
«È una tesi che non scarterei».

Se la demonizzazione non c'è più, arriveremo presto a realizzare le ormai indilazionabili riforme?
«Un attimo. Sarei cauto. I prossimi passi non sono scontati. Dobbiamo vedere cosa accadrà alla Camera e al Senato nella pancia del Pd. Sappiamo che i gruppi parlamentari sono in buona parte a trazione bersaniana e non renziana».

Potrebbero esserci sorprese?
«Non lo sappiamo. Certi atteggiamenti, certa saggistica, certi articoli di giornale non finiranno certo con l'incontro di sabato. Però va anche detto che già le larghe intese avevano dato un colpo formidabile a questo apartheid nei confronti del Cavaliere».

È quel che Renzi ha rinfacciato a chi si metteva di traverso.


«Sì, però lì c'era la mano di Napolitano e non era ancora arrivata la condanna definitiva di Berlusconi».

In conclusione, volteremo pagina?
«Non lo so. Ma è una domanda che rivolgerei anche all'elettorato berlusconiano. È finita anche la demonizzazione nei confronti della sinistra?».

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