Adesso Scalfari fa il catechismo perfino al Papa

Il fondatore di Repubblica si improvvisa teologo e spiega la rivoluzione di Bergoglio: "Ha abolito il peccato". E così travisa il senso del suo pontificato, fondato sul perdono

Adesso Scalfari fa il catechismo perfino al Papa

Pontefice rivoluzionario, Papa Francesco «di fatto ha abolito il peccato». Nientemeno. A rivelarcelo nel suo immancabile pontificale festivo sulle colonne di Repubblica è, senza troppi preparativi né mezze misure, Eugenio Scalfari, novello teologo, ieratico portatore di una canutissima barba. È noto, narcisismo e superbia non sono buoni consiglieri. In generale.

Ne sa qualcosa la maggioranza degli appartenenti alla specie umana, da Adamo ed Eva in poi. Ma dimenticarlo è un attimo. Quando poi si tratta di ragionare di fede, il cedimento all'egolatria può rivelarsi ancor più deleterio. Accade così che, pur se il vicario di Cristo in terra ha il compito di essere pastore - «Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle», (Gesù a Pietro in Gv 21, 15-17) - sono le pecore a voler tracciare il percorso e insegnare il mestiere. Accade più di frequente di quanto si creda. Accade tra gli atei devoti e i teocon: gli «iteologi» che tendono a trasformare la teologia in una nuova ideologia. Ma accade, eccome, anche tra i teodem e i non credenti ma teologi militanti.

Dopo un bignamino della storia della salvezza e, a seguire, della storia della Chiesa narrata attraverso il Dio del Vecchio testamento, nel suo pontificale di ieri Scalfari ha decretato motu proprio che, nonostante molte innovazioni, «un Papa che abolisse il peccato ancora non si era visto». Questa abolizione, garantisce, sarebbe contenuta nella Evangelii Gaudium. E avverrebbe attraverso due strumenti: «Identificando il Dio cristiano rivelato da Cristo con l'amore, la misericordia e il perdono. E poi attribuendo alla persona umana piena libertà di coscienza». Ecco perché, secondo il Fondatore, «Francesco è un Pontefice rivoluzionario».

Che dire, se non che è un vero casino? E che è un assoluto macello quando si vuol discettare sul cristianesimo, mettendo tra parentesi Gesù Cristo? Scalfari riconosce che argomento centrale del magistero francescano sono la misericordia e il perdono divini. Bene: ma che bisogno ci sarebbe di tutta questa misericordia se il peccato fosse abolito? Che cosa avrebbe necessità di perdonare, il Padreterno, in assenza di peccato? Abbiamo appena celebrato il Natale, ovvero l'incarnazione del Figlio di Dio. Peccato e perdono sono inscindibili. E hanno significato in una relazione d'amore, la tenerezza di cui parla incessantemente il Papa.

Non a caso, fin dal primissimo Angelus (17 marzo) dopo la sua elezione, Bergoglio insiste sulla confessione e su un «Dio che non si stanca mai di perdonarci». E non a caso i primi indicatori del cosiddetto «effetto Francesco» sottolineano un aumento del ricorso al sacramento della penitenza. Se il peccato fosse un optional, una fissa di qualche prelato più rigido di altri, la stessa venuta di Cristo sarebbe stata inutile. Avrebbe potuto starsene tranquillamente assiso alla destra del Padre, invece di scendere a redimerci per far sì che il peccato originale (e il nostro limite e la morte) non sia l'ultima parola sulla condizione umana. Detto ciò, per farla breve, caro Barbapapà, bisogna fare attenzione a scambiare il peccato con il senso di colpa, che un'idea moralistica della fede e troppa psicologia ci hanno inculcato. Ancora, sintesi finale, se fosse vera «l'abolizione del peccato», Francesco sarebbe un eretico.

Non che sia la prima volta che qualcuno lo adombra. Anzi. Succede abitualmente e inevitabilmente quando si conciona di fede partendo dall'etica. Oppure dalla dottrina sociale della Chiesa. O anche dalla liturgia. Tutte cose importanti, per carità. Ma, come dire, consequenziali. Far fuori Gesù Cristo quando si parla di religione fa prendere una parte per il tutto. E trasforma l'esperienza cristiana in un reticolato di comandamenti e apparati, come avviene, per esempio, in ambienti tradizionalisti. Oppure, come abbiamo visto di recente nella destra cattolica americana, può far accusare di marxismo il Papa.

Al contrario, nel mondo teodem, si tende a spianare tutto. E a fabbricarsi su misura un cristianesimo liquido e relativista. Nel quale si esagera il ruolo dell'arbitrio individuale e della coscienza. Per poter continuare a scambiare Dio con l'Io.

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