Mentre i leader si materializzano in tv,la base Cinque Stelle si scaglia contro chi tocca Grillo. Un militante M5S ha affrontato Lello Liguori, l'impresario che al Giornale ha raccontato di aver pagato in nero il comico per i suoi spettacoli («Per ogni serata prendeva 70 milioni, ma solo 10 erano regolari»), accusandolo di aver raccontato falsità sul leader M5s (che sul blog annuncia querela, «Mai preso soldi in nero, ci vediamo in tribunale»). Ne è nato uno scontro dove sarebbero volate parolacce e pure qualche schiaffone. Liguori si è detto «profondamente turbato» per l'episodio, sintomo di un clima incandescente a pochi giorni dal voto. Nel frattempo, i due (ex) nemici dei talk show vanno in tv: Casaleggio su Raitre e Grillo a Porta a Porta, per puntare diritto alla pancia dell'elettorato più tradizionale. Il messaggio da far passare è questo: se M5S vincerà le europee, il governo Renzi deve andare a casa. Un colpo ad effetto per esasperare la sfida, visto che non c'è alcun nesso tra elezioni europee e maggioranza nel Parlamento nazionale, e tantomeno cambio al Quirinale. Ma Casaleggio, intervistato dalla Annunziata a In mezz'ora, dividendosi tra Rivoluzione francese e San Francesco («Il M5S è nato il suo stesso giorno») pensa ad una democrazia 2.0, con nuove regole, e dice: «Il giorno dopo chiederemmo un nuovo presidente della Repubblica e successivamente le elezioni politiche. Perché l'attuale Parlamento non avrebbe più legittimità». Dunque, Napolitano dovrebbe dimettersi e il Parlamento italiano (con la stessa maggioranza attuale) dovrebbe eleggere un nuovo capo dello Stato gradito al M5S che sciolga le camere per far votare, come chiede il M5S.
Uno scenario avventuroso, che all'ideologo M5S serve per alimentare il clima da «vinciamo noi», titolo del tour elettorale di Beppe Grillo. Quanto ai dettagli di queste dimissioni di massa del governo e del presidente della Repubblica in seguito ad un eventuale successo del M5S alle europee, Casaleggio non ha un piano preciso, anche perché il M5S in Parlamento non ha i numeri per sfiduciare l'esecutivo, ma si rimette «alla ragionevolezza delle istituzioni». «Il premier Renzi, se perde le elezioni, «uscirà dalla scena politica», prevede Casaleggio. In ogni caso, il cosiddetto guru annuncia la strada che il M5S indicherà subito dopo il voto, sempre nel caso ottenga un risultato migliore che nel 2013: cambiare l'Italicum o accettare la proposta di legge elettorale M5S. Sintomo che il problema attuale del M5S è il la modalità del premio di maggioranza, che penalizza un partito come il M5S che rifiuta ogni alleanza.
Sintomo, anche, che ai due leader M5S interessa il possibile voto politico (in autunno? Nel 2015? Dopo?), più che il voto per Strasburgo. Casaleggio, infatti, ha già in mente la campagna elettorale per le politiche, e probabilmente una squadra di governo da presentare agli elettori. «Abbiamo molte persone che possono ricoprire un incarico di governo, ma non le sceglieremo noi, le sceglierà la Rete, abbiamo 130mila iscritti. Agli elettori presenteremo non un candidato premier ma una squadra di governo». Anche Grillo, nell'ultimo comizio a Verbania, ha detto lo stesso: «Se vinciamo le elezioni Europee andremo a Roma il giorno dopo, con il sorriso, e chiederemo le dimissioni di Napolitano».
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