Roma - L'attesa continua. Sono ore di tensione crescente dentro il Pdl, un partito che continua a restare incatenato alle sue indecisioni, prigioniero di una convivenza sempre più complicata tra anime diverse. Le domande che ricorrono tra le truppe parlamentari sono sempre le stesse: cosa succederà ora? Si procederà con lo spacchettamento o si resterà ancora insieme senza convinzione? Dubbi che continuano a restare senza risposta, tanto più che anche l'ufficio di presidenza che dovrà pronunciare una parola definitiva sulle primarie, annunciato per questa settimana, non è ancora stato ufficialmente convocato.
Ora la nuova scadenza a cui si guarda è quella di domani, con Silvio Berlusconi che dovrebbe partecipare a una presentazione del libro di Bruno Vespa e potrebbe mettere nero su bianco le sue intenzioni. Ma anche su questo esistono poche certezze. Per il momento si valutano scenari di scissione oppure si prova ad alzare un fuoco di sbarramento contro il ritorno in campo del presidente del partito. «Oggi come si può rappresentare il mondo della destra?» si chiede Ignazio La Russa. «Il Pdl si reggeva su due leader, ora uno non c'è più. Bisognerà riflettere, lo faremo quando Berlusconi deciderà. Può darsi che si trovi un modo di dare rappresentanza all'interno del Pdl, può darsi che si debba fare all'esterno». Chi, invece, sceglie toni affilati e attacca frontalmente l'ex premier è il sindaco di Roma. «Le primarie sono uno strumento potente che deve essere utilizzato, anche il centrodestra non può farne a meno» dice Gianni Alemanno. «Proporre una candidatura di Berlusconi sarebbe un atto irrazionale e improponibile. Bisogna dare una risposta diversa per essere competitivi con il centrosinistra».
Nel frattempo il partito di Via dell'Umiltà cerca di fare chiarezza sulla legge elettorale. Domani, infatti, la bozza approderà in aula e si capirà se la riforma che prevede una soglia del 40% per ottenere il premio di maggioranza passerà oppure se sopravviverà il Porcellum. Una variabile non solo tecnica visto che inciderà sulla decisione di Berlusconi di marciare uniti o spacchettare il partito in più liste. Secondo alcuni calcoli che circolano a Via dell'Umiltà, il Pdl potrebbe prendere 90-95 deputati con la nuova legge mentre scenderebbe a circa 70 con il Porcellum. «Che Berlusconi non voglia la riforma della legge elettorale non ci risulta. A noi non l'ha mai detto e penso che lo avremmo dovuto sapere» commenta Gaetano Quagliariello.
Sullo sfondo nel partito di Via dell'Umiltà si inizia a ragionare sulla difficilissima partita interna delle ricandidature. Ieri l'agenzia AdnKronos ha sottolineato come statuto alla mano, spetti solo al segretario presentare le liste.
Una sorta di diritto ad avere l'ultima parola sui nomi da presentare agli elettori (ma anche sull'utilizzo delle risorse e dei rimborsi elettorali) che in assenza di una navigazione congiunta e armoniosa, potrebbe contribuire a convincere i «berlusconiani» a rimettere in campo Forza Italia. Un logo che è nella disponibiltà di uno dei fedelissimi dell'ex premier, il senatore Sandro Bondi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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