Altro golpe bianco del Colle. Italia ostaggio dei suoi veti

Napolitano farà di tutto per salvare il governo perché non vuole le elezioni

Altro golpe bianco del Colle. Italia ostaggio dei suoi veti

Ormai è solo a Palazzo Chigi. Ma Enrico Letta non se ne andrà neanche questa volta. Il Colle, che impone il suo metronomo agli italiani, lo puntellerà. Contro il volere dei cittadini che, a questo punto, chiedono un cambiamento. Tutto rimandato a data da destinarsi. Le urne sono commissariate da Giorgio Napolitano che le riaprirà quando vorrà. Così il premier, sempre più imballato, comunica che salirà al Quirinale ed esporrà il suo nuovo programma. Fitto di impegni, di scommesse, di riforme. Insomma, il solito copione che abbiamo già sentito in questi mesi. Letta lo realizzerà? Speriamo di sì. Ma tutti lascia prevedere che invece si procederà a singhiozzo. Fra tasse che cambiano nome e diventano sempre più pesanti, annunci di privatizzazioni che privatizzano solo un po', tagli alla spesa che alla fine non diminuisce mai. Renzi, dipendesse da lui, taglierebbe corto per andare subito alle elezioni. Ma sta accarezzando anche l'idea della staffetta, che fuori dalle convenzioni del Palazzo vuol dire portare via il testimone a Letta. Persino la minoranza del partito, sempre inquieta, sta progressivamente mollando il premier e non vedrebbe male un Renzi di governo. Berlusconi, lo sappiamo, ha rotto le larghe intese e vorrebbe mandare a casa il governo. Grillo, neanche a parlarne. Insomma, sono tutti all'opposizione. Compresa la Cgil e la Confindustria che ormai lancia ultimatum a Letta con cadenza quasi quotidiana. In un paese normale si tornerebbe di corsa al voto. Ma in Italia non si può. Napolitano non lo permette. Qualcosa s'inventerà: sarà un rimpasto o sarà un Letta bis, ma qualcosa sarà. Napolitano ha nominato a suo tempo Monti senatore a vita e poi lo ha catapultato a Palazzo Chigi. Il governo Monti non è stato all'altezza delle aspettative ed è toccato a Letta provare a fare meglio. In breve si è capito che non sarebbe stato così, ancora una volta l'inquilino del Quirinale lo ha blindato. Ha detto chiaro e tondo, anzi l'ha ripetuto, che le urne restano nel freezer.

Non si andrà ai seggi in questa situazione. Certo, la legge elettorale è un grosso problema e non è nemmeno l'unico. C'è la crisi, anche se sul lato finanziario i dati sono meno allarmanti, e ci sono mille emergenze. Ma alla fine il volere della maggioranza è chiaro: ai seggi. E invece no: ecco che dalla cabina di regia Napolitano continua a telecomandare l'eterna transizione italiana. Dopo aver pilotato l'estromissione del Cavaliere (già a luglio 2011, come rivela Alan Friedman nel suo ultimo libro Ammazziamo il Gattopardo, Napolitano avrebbe telefonato preallertando Monti, come rivela Dagospia) - ritenuto impresentabile e colpito dal giudizio durissimo delle agenzie di rating, le stesse sotto processo e a cui la Corte dei conti chiede un risarcimento astronomico - e dopo aver costruito in laboratorio la leadership di Mario Monti, Napolitano continua a gestire col guinzaglio corto la democrazia.

Nomina quattro senatori a vita, pescandoli nel bacino á la page della sinistra, e così sposta i numeri della maggioranza e la consolida. Ad ogni colpo risponde offrendo protezione e copertura al presidente del Consiglio. Letta è bersagliato da critiche, lui gli apre un corridoio. Per carità, si può pure pensare che Napolitano sia preoccupato di come vanno le cose e voglia portare a casa qualche risultato prima di ridare la parola agli italiani. Non vuole salti nel buio e ha fatto balenare persino il suo addio nel caso il parlamento non voglia seguirlo. Ma forse Napolitano dovrebbe prendere atto della situazione. No, non se ne esce. Ci sarà una crisi pilotata, per quanto sia possibile, con il passaggio al Letta bis? Napolitano escogiterà qualche soluzione. L'unica variante è rappresentata da Renzi. Renzi, dopo le diffidenze iniziali, sarebbe entrato nelle grazie presidenziali. E Renzi sta meditando l'idea di dare il colpo del ko all'esecutivo: questa inerzia non fa bene al governo, fa male al Pd, accentua il declino del Paese. Renzi lo sa e ci sta pensando.

Ma in realtà anche lui, in prima battuta, vorrebbe andare al voto: «La staffetta? - ha spiegato ad Agorà - ma chi ce lo fa fare?». Napolitano respinge queste obiezioni: per lui conta anzitutto la continuità. E dunque farà da parafulmine a Letta. O, in subordine, accompagnerà Renzi sulla pista di lancio. Le urne possono attendere.

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