Renzi ha iniziato il suo gioco con il governo Letta-Alfano. È il gioco del gatto col topo, una danza di accerchiamento, un po' lusinghe, un po' minacce e zeppa di tranelli. Ieri il segretario Pd ha messo sul tavolo tre proposte per la riforma elettorale. In un mese - ha detto - una di queste può andare in porto con l'aiuto di chi ci sta. Possibile lettura non autorizzata ma verosimile: entro un mese voglio sciogliere il Parlamento e andare a votare con me candidato premier. Per il povero topo-Letta inizia quindi il conto alla rovescia. È completamente tagliato fuori dalla trattativa e lo scudo del Quirinale, suo grande e unico sponsor, non sembra più impenetrabile. Nella sua operazione Renzi cerca, e trova, sponda in Berlusconi, che sull'argomento ormai è esplicito: ci sto - ha commentato ieri - se è certo che a maggio si va a votare oltre che per le europee anche per le politiche. Grillo fa il Grillo: ufficialmente sbraita e insulta Renzi, dietro le quinte studia la pratica e non chiude completamente la porta della trattativa ufficiosa.
Chi prosegue imperterrito nell'opera di autodistruzione è Alfano. Oltre alla legge elettorale, le altre condizioni che Renzi ha posto ieri (fine della legge Bossi-Fini sull'immigrazione e nuova legge sulle unioni civili) sono per il partitino cattolico di Alfano (e di Lupi, e di Formigoni, e di Giovanardi) irricevibili. Un affronto talmente smaccato da sembrare un ceffone volutamente tirato. Come dire: tu Alfano non conti niente, reagisci se hai coraggio. E in effetti, per il momento, il Nuovo Centro Destra ha incassato senza battere ciglio, segno di grande debolezza e segno della paura che anche un piccolo incidente possa fare precipitare l'assurda alleanza con la sinistra. E a quel punto addio alle poltrone di governo. Meglio volare bassi e non infastidire il manovratore Renzi.
C'è da augurarsi che Renzi e Berlusconi trovino velocemente l'accordo sulla legge elettorale, così queste alchimie politiche partorite a tavolino verranno spazzate via. Governerà chi vincerà le elezioni, non Napolitano, non un partitino del 3 per cento. Dopo anni di abusivi non sarà roba di poco conto.
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