Il velo è squarciato. La piaga della pedofilia nella Chiesa da combattere sarà una delle grandi sfide del Papa che verrà. Il professor Tonino Cantelmi, psichiatra cattolico e professore della Gregoriana che ha avuto in cura preti pedofili mette in allerta: «Da dieci anni c'è tolleranza zero verso questi abusi. Ma non basta. Bisogna andare fino in fondo, chiudere con il passato, per troppo tempo si è pensato più alla salvaguardia del prete. Occorre fare giustizia che va appagata».
Cosa dovrà fare il nuovo Pontefice?
«Continuare sulla strada indicata da Benedetto XVI. Il Papa che con il suo Pontificato ha dato il via libera alle regole che hanno permesso tolleranza zero nei confronti della pedofilia. Il nuovo non potrà che perseguire con questa consapevolezza sociale».
Cosa c'è ancora da fare?
«Prima di tutto garantire giustizia alle vittime, altrimenti il percorso rimane incompleto. In questi anni molto è stato fatto, il velo di vergogna, di silenzio, di copertura, è stato squarciato. Oggi la consapevolezza sociale è altissima, l'attenzione anche. La pulizia in corso dal duemila in avanti ha iniziato a dare buoni frutti».
Lei cosa suggerisce?
«Inchieste. Indagini in tutte le curie promosse dai vescovi. L'attenzione deve sempre essere ai massimi livelli».
Il peggio è passato?
«Sì. Dal duemila in poi siamo praticamente a livello zero. Quando si parla di scandali, non bisogna dimenticare che ci riferiamo a episodi accaduti negli anni '70 e '80. Gli anni bui, dove c'è stato un forte cedimento nella formazione nei seminari. Erano gli anni delle contestazioni, del dissenso, anche la Chiesa ha attraversato un momento di grave crisi».
Cosa si sa oggi in più sulla pedofilia?
«Che non si può guarire. Molti vescovi ancora oggi sono convinti che si possano dare nuove possibilità, la rieducazione, la riabilitazione. Parlano di perdono, di conversione. Ma purtroppo dalla pedofilia non c'è ritorno.
Quanto gli scandali hanno danneggiato la Chiesa?
«Sono certo che in Italia non tutto è ancora venuto fuori. Occorre invece fare pulizia fino in fondo».
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