C’è chi invoca ironicamente una «talking review » sulle sue uscite pubbliche, chi gli diagnostica un difetto congenito di narcisismo, chi legge nelle sue parole un lucido disegno, il tentativo di smarcarsi in vista di future avventure politiche. Di certo,l’intervista di Mario Monti al Wall Street Journal fa vivere al Pdl vive una lunga giornata di passione e di rabbia. Una escalation che porta Silvio Berlusconi a convocare in serata lo stato maggiore del partito per definire una strategia di risposta. Un confronto che non può escludere un ragionamento sul voto anticipato, una extrema ratio che nessuno a questo punto si sente più di escludere, anche se il presidente del partito non rinuncia a predicare responsabilità e attenzione rispetto a una crisi di governo che rischierebbe di precipitare il Paese nell’instabilità.
«Nessuna fuga in avanti»è la raccomandazione trasmessa da Berlusconi che teme una accelerazione del Pd e fa notare la convenienza di via del Nazareno nel tornare alle urne senza modificare la legge elettorale. Però, è il ragionamento fatto in parallelo a Palazzo Grazioli, di fronte a un quadro così instabile non ci si può permettere di farsi cogliere in contropiede. Di certo nella riunione serale emerge una volontà precisa: stanare il Pd sulla legge elettorale, accelerare sul calendario per scoprire a breve, già nei primi giorni di settembre,se c’è la volontà reale di intesa oppure se si sta bluffando per tornare alle urne con il Porcellum.
La prima vera risposta a Monti, peraltro, si avrà a strettissimo giro di posta.Oggi pomeriggio,infatti,è fissato l’incontro fra il capo del governo e il segretario azzurro, Angelino Alfano, che presenterà al premier la bozza del piano abbatti- debito, accompagnato da Paolo Romani e da Renato Brunetta (uno dei nemici giurati dell’ex presidente della Bocconi). Un rendez-vous durante il quale, spiegano fonti del partito, «verranno chiesti chiarimenti a Monti su una frase che rappresenta un errore drammatico per la stabilità del quadro politico ». E che lo stesso Alfano «prepara » con una dichiarazione certo non priva di asperità polemiche. «Le parole del presidente del Consiglio sono politicamente insensate e scientificamente inspiegabili per un economista come lui: un’ipotetica della irrealtà che sorregge un giudizio politico irreale. Tutto questo per noi è inaccettabile. Se ci riesce, provi al più presto a spiegarsi».
Di certo nel Pdl- nel giorno in cui Der Spiegel arriva ad annoverare Silvio Berlusconi tra i dieci leader più pericolosi per la tenuta dell’euro - la temperatura è improvvisamente salita oltre il livello di guardia. E il peccato di vanagloria montiana non viene derubricato a semplice gaffe ma vissuto alla stregua di una dichiarazione di guerra da un partito che nel sostegno al governo ha pagato un prezzo superiore a quello di tutti gli altri.
Berlusconi reputa gratuite e ingiustificate le parole di Monti, anche se la telefonata del presidente del Consiglio lenisce la sua irritazione. Peraltro soltanto per un caso le parole del premier vengono diffuse dalle agenzie mezz’ora dopo il via libera della Camera alla fiducia sulla spending review. Un voto in cui erano già emersi i tanti malumori nel Pdl visto che tra assenti, astenuti e voti esplicitamente contrari, circa il 40%del partitodi Via dell’Umiltà non aveva sostenuto il provvedimento del governo.
Quando arriva la stoccata montiana il Pdl dà subito fuoco alle polveri. Alcuni lanciano il sospetto che Monti voglia provocare volontariamente per farsi «staccare la spina» (Osvaldo Napoli). Massimo Corsaro chiede «quanto dovremo ancora sostenere un governo nocivo per l’Italia». Daniela Santanchè vede «la misura ormai colma. Sono prontissima ad andare al voto».E perfino Mariastella Gelmini che ha sempre predicato equilibrio nel rapporto con il governo affila le armi polemiche. «A volte sembra che nel guidare a Monti scappi il freno. Dobbiamo stare attenti: lo spirito antitedesco e il rifiuto dei sacrifici covano sotto la cenere e se qualcuno li agitasse potrebbe buttare giù il castello della responsabilità ». Dalle parole si passa ai fatti: i deputati mandano sotto il governo su un ordine del giorno alla spending review. Ma non si va oltre l’avvertimento: qualche ora dopo il testo passa a Montecitorio. A quel punto sono gli stessi membri del governo a prodigarsi per riparare al clamoroso infortunio con alcune ambasciate presso ex ministri del governo Berlusconi, giustificando l’uscita di Monti con il nervosismo per la possibile definizione del memorandum di intenti per i Paesi in difficoltà, in pratica la sconfessione dei sacrifici imposti agli italiani. Ma la frittata è fatta. Tra i falchi serpeggia un sospetto: che il premier senta l’acqua alla gola ed evochi «scenari apocalittici» per giustificare il «misero» bilancio del suo governo incapace di ribaltare le sorti dello spread e del Pil.
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