Berlusconi si prepara: fissata per domani l'ora X

Il Pd ha fretta e vuole accelerare sull'espulsione di Berlusconi dal Senato. Intanto Alfano convoca i cinque ministri azzurri per valutare l'uscita dal governo Letta

Berlusconi si prepara: fissata per domani l'ora X

«Ripeti ad alta voce che qui a San Vittore le linee sono un po' disturbate...». Un pizzico di buon umore, nonostante tutto, resta comunque. E chi ha occasione di sentire Silvio Berlusconi nel giorno in cui la Giunta per le elezioni del Senato inizia a discutere della sua decadenza lo trova sì piuttosto irritato ma comunque disposto alla battuta.

Un Cavaliere, quello che ieri ha passato la giornata ad Arcore, decisamente sul piede di guerra. Che invita i suoi al silenzio per non dare appigli polemici e pretesti al Pd, ma che considera gli ultimi avvenimenti la conferma che di margini ormai non ce ne sono più: non è solo lo scontro che si consuma nella Giunta di Palazzo Madama a infastidire l'ex premier, ma pure la decisione della terza Corte d'Appello di Milano di riunirsi il 19 ottobre per rideterminare al ribasso i cinque anni d'interdizione dai pubblici uffici come richiesto dalla Cassazione. Berlusconi, infatti, era convinto non solo che i tempi in Giunta sarebbero stati più lunghi (già oggi invece si voterà sulle pregiudiziali), ma pure che la Corte d'Appello se la sarebbe presa con più calma. Senza contare che dal Quirinale sarebbero arrivati segnali negativi su un eventuale provvedimento di clemenza. Che il Cavaliere al momento esclude comunque di chiedere: «Non presenterò alcuna domanda di grazia», dice a chi ha occasione di sentirlo.

Così, messe in fila le tre cose (Giunta, Corte d'Appello e Colle), Berlusconi alza il telefono e decide di convocare per domani alle 13.30 una riunione congiunta dei gruppi parlamentari di Camera e Senato. Perché, spiega a chi è dall'altro capo del telefono, «forse è davvero arrivato il momento di rompere gli indugi». È per la stessa ragione che, sempre domani ma nel tardo pomeriggio, il Cavaliere potrebbe anche partecipare alla chiusura di Controcorrente, la festa de Il Giornale organizzata a Sanremo.
Un Berlusconi, insomma, che nonostante l'incontro mattutino con Fedele Confalonieri pare assestarsi sulla linea dura. Non a caso, quando sono ormai passate le otto di sera, sono i capigruppo del Pdl a mettere nero su bianco di essere pronti al muro contro muro. Non solo il presidente dei deputati Renato Brunetta che invita alla «ragionevolezza» e a lasciare che i dubbi sulla legge Severino siano «risolti dalla Corte Costituzionale», ma pure Renato Schifani che tutto è fuorché un falco. «Dalla giunta - spiega il capogruppo al Senato - provengono segnali di muro contro muro, un inaccettabile atteggiamento da parte di Pd e M5S che intendono votare domani contro le pregiudiziali. Se dovesse succedere questo, non credo che si potrebbe più parlare di una maggioranza a sostegno del governo».

Il messaggio, dunque, è piuttosto chiaro. Con un Berlusconi che - almeno a ieri sera - era seriamente tentato dallo strappo. Certo, c'è da capire quanto dietro ci sia di strategia e soprattutto di pressione verso il Pd. E se alla fine i democratici si ammorbidiranno sulla tempistica. Però non c'è dubbio che - battute su San Vittore a parte - chi ha sentito ieri il Cavaliere l'ha trovato non solo irritato ma a tratti decisamente nero, convinto che ormai l'obiettivo sia quello di «farlo fuori per via giudiziaria».
Un'operazione - secondo l'ex premier - corale e a cui stanno prendendo parte soggetti diversi.

Per questo Berlusconi non esclude la crisi, tanto che per oggi Angelino Alfano ha convocato tutti i ministri del Popolo della libertà per ragionare sull'eventuale uscita dal governo. Anche perché i sondaggi di Alessandra Ghisleri sono confortanti rispetto a un'eventuale campagna elettorale: la coalizione di centrodestra è infatti data sopra il 36% con quattro punti di vantaggio sul centrosinistra.

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