«Meno male che Silvio c'è». Il ritornello esce a tutto volume dagli altoparlanti piazzati davanti al cancello di villa San Martino. Sventolano le bandiere e sono bandiere del Popolo della libertà e bandiere di Forza Italia che stanno per tornare di moda. Il partito di Berlusconi sta per vivere una nuova metamorfosi. E qui i fan del Cavaliere sono arrivati da Milano, da Lecco, dalla Brianza.
Lo zoccolo duro. I militanti senza se e senza ma. «Quando Silvio Berlusconi chiama, il popolo della libertà risponde», urla nel microfono il senatore Mario Mantovani, coordinatore regionale del Pdl e vice presidente della Regione Lombardia. «Siete tanti, siete straordinari, siete migliaia», enfatizza una voce. Alcune centinaia di sicuro. Ci sono anche Daniela Santanchè, Stefania Prestigiacomo, Sandro Bondi, Daniele Capezzone. Davanti a qualche poliziotto della celere, tra i pullman dei militanti e i pulmini delle televisioni, molti giovani, professionisti con blazer e bretelle, anziani militanti con le bandiere, belle figliole, mamme con bimbo in carrozzella, qualcuno è arrivato in bicicletta.
Daniela Santanchè, responsabile nazionale dell'organizzazione del movimento, evoca la «battaglia di libertà che stiamo combattendo. Questo è il popolo di Silvio Berlusconi, un uomo che ha fondato la tv commerciale, che ha fondato un partito, che è stato premier tre volte. In Italia si può parlar male di tutti, dei politici, degli imprenditori», continua la Santanchè. «Ma non si possono criticare i magistrati che sbagliano nel loro lavoro. Sono loro la vera casta... Siamo qui per far sentire a Berlusconi che la maggioranza degli italiani la pensa come lui. Non ci fermeremo, andremo avanti a combattere questa battaglia. Potremmo perderla, ma l'importante è vincere la guerra per la libertà». I militanti sono galvanizzati, issano cartelli «contro la giustizia politicizzata». Si alzano i cori: «Silvio, Silvio, Silvio».
Ma Berlusconi si fa attendere davanti al cancello della villa tanto chiacchierata. La villa del bunga bunga. La villa delle cene eleganti. La villa del peccato. Secondo la Procura di Milano la villa del reato. Ma da stasera anche la villa della manifestazione contro le sentenze dei giudici politicizzati. Berlusconi vuole resettare le immagini più scomode e rilancia. Rilancia il partito, soprattutto rilancia il movimento con «lo spirito del '94». E non a caso le parole più pronunciate sono «battaglia» e «combattimento».
Ma da Roma arrivano consigli più miti. Sembra che Berlusconi non esca, i suoi legali sottolineano che «ci sono altre sentenze in arrivo», annuncia qualcuno alla folla. Anche dal partito arrivano altre esortazioni alla prudenza, per non turbare alleanze e equilibri di governo.
Il popolo è deluso, «poteva uscire per dare almeno un saluto con tutta questa gente che è venuta fin qui...», mormora un'anziana signora. «Ci basta una stretta di mano», urla qualcuno. «Silvio, Silvio, Silvio».
Sale sul palchetto allestito dietro il cancello anche Iva Zanicchi: «Non sono Berlusconi... Figuratevi se Silvio non vorrebbe venire a salutarci. Chiamiamolo ancora... Silvio, Silvio...». Qualcuno riprende la via di casa. Ma alla fine l'insistenza viene premiata, come annuncia Daniela Santanchè: «Il suo cuore è più forte della ragione. Il presidente vi darà un saluto...». Però bisogna abbassare i cartelli, «tenete solo le bandiere...». «Tanto tuonò che piovve», è l'annuncio della Zanicchi. La sicurezza invita ad allontanarsi dal palco. Anche i fotografi devono allontanarsi.
Finalmente eccolo, giacca e t-shirt nera. Saluta, stringe mani, ringrazia quelli delle prime file che si protendono. Ma niente microfono. È sorridente: «Grazie a tutti... Non posso... Grazie...». Dalla gente si levano altri attestati di affetto.
Il bagno di folla gli distende i lineamenti. E intanto, mentre si congeda, parte l'inno di Forza Italia della stagione d'oro: e siamo tantissiimiii...
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