Fatto è che a Matteo Renzi viene disegnato un ruolo di secondo piano durante la «tre giorni» di vertici internazionali, iniziati con il G-7 a Bruxelles e che si chiuderà domani in Normandia.
Al G-7, concentrato sull'energia, parlerà di shale gas. Vale a dire, del gas che si può ricavare dalle spiagge. E che gli Stati Uniti sono pronti a vendere all'Europa qualora dovesse venire meno il prodotto russo.
Nemmeno una parola, a livello ufficiale, sui principali temi internazionali sul tappeto: dalla crisi ucraina a quella libica. Nemmeno un incontro con Putin. Quelli sono riservati ad Angela Merkel e (forse) a Barack Obama. Ma non a Bruxelles, dove non hanno voluto il presidente russo (tant'è che s'è tornati al formato del G-7 e non più del G-8, abbandonato dal 1998). Bensì sulle spiagge della Normandia.
Ma ad Omaha beach, a celebrare i 70 anni dello sbarco alleato Renzi non ci sarà. La diplomazia americana prova ad argomentare che l'esclusione è prevista, in quanto saranno presenti solo capi di Stato o di governo. Quindi, ci sarà Giorgio Napolitano.
Con un particolare. Per l'Inghilterra saranno presenti sia la regina Elisabetta, sia David Cameron. Mentre per la Germania sarà presente solo la cancelliera Merkel e non il presidente della Repubblica. Per l'Italia solo il presidente della Repubblica e non quello del Consiglio.
Da Palazzo Chigi provano a gettare sabbia sull'impasse diplomatico. Il presidente Renzi - dicono - venerdì è impegnato in un delicato consiglio dei ministri eppoi domenica deve partire per una importante missione diplomatica ed economica in Cina.
In realtà, l'esclusione del premier dagli incontri per la celebrazione del D-Day lo tiene fuori dagli appuntamenti «che contano» a livello mondiale. E dagli argomenti: Ucraina, Libia, sicurezza europea, equilibri Nato. A quegli incontri l'Italia sarà rappresentata da Napolitano; sebbene la Costituzione assegni al Capo dello Stato ruoli e incarichi diversi. La speranza dell'entourage renziano è che il premier riesca ad affrontare temi del genere nei corridoi di Bruxelles, a margine del G-7. In fin dei conti l'Italia è il paese maggiormente esposto alle ripercussioni della crisi libica e di quelle mediterranee in generale. Basti pensare ai flussi migratori.
Ma tutta la regia dei due eventi sembra studiata apposta per ridimensionare le ambizioni di Renzi di «cambiare verso» all'Europa. Nel Consiglio europeo all'indomani del voto la nomenklatura di Bruxelles cercava di prendere le distanze dal renzismo. Una freddezza che, per primo, ha fotografato lo stesso premier. E nel suo inner circle, o cerchio magico, è subito iniziata una sorta di gara a chi accusava maggiormente i diplomatici di aver organizzato con approssimazione gli eventi internazionali. Una fazione si scagliava contro il consigliere diplomatico.
Un'altra contro il rappresentante permanente a Bruxelles. Il risultato, però, si sta ripetendo in questi giorni: con i Grandi della Terra Renzi parla di shale gas e Napolitano di Ucraina e Libia.Forse è solo un problema di età. Alla Farnesina, però, c'è chi trema.
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