Altra giornataccia per la Polizia, assaltata con bombe carta, forse potenziate con chiodi, da teppisti prima dell'inizio della finale di calcio di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina in programma ieri a Roma. Ci sono feriti sia tra i civili (due sarebbero gravi) sia tra le forze dell'ordine. Dare la caccia ai poliziotti ormai è diventato uno sport nazionale, ovvia conseguenza dell'operazione di delegittimazione innescata con la strumentale polemica sugli applausi di solidarietà dei colleghi ai quattro agenti condannati per la morte del giovane Aldrovandi. A guidare questa sciagurata campagna ci sono due pezzi forti della politica: la presidente della Camera Laura Boldrini e il senatore del Pd Luigi Manconi. La prima, con quest'ultima trovata (ieri ha chiesto di mettere di fatto alla gogna i poliziotti coinvolti in episodi a rischio) è la dimostrazione vivente che non è vero che le donne in politica siano meglio degli uomini e che le quote rosa non mettono al riparo dalla stupidità. Il secondo è un esperto di polizia, nel senso che era, nei primi anni Settanta, capo del servizio d'ordine della formazione estremista Lotta continua.
Due comunisti, più o meno mascherati, all'assalto di quel che resta della nostra polizia, per completare il lavoro iniziato in gioventù, quando le molotov qualcuno le tirava e c'era chi militava (vero, Boldrini?) in un partito insieme ad alcuni degli inventori del motto: «Una, cento, mille Nassiriya» (la strage di soldati italiani in Irak). Motivo in più per stare dalla parte di chi applaude i poliziotti. Si può dissentire, ma applaudire, come pensare e parlare, non può essere reato. Se si è uomini liberi e non comunisti rancorosi.
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