Borghi: "Così l'Italia uscirà dall'euro"

Il professor Borghi al Giornale.it: "Bisogna recidere la catena che ci tiene bloccati". E teorizza l'uscita dalla moneta unica. Sostieni il reportage Europa ribelle

Borghi: "Così l'Italia uscirà dall'euro"

Tra le proteste della sinistra radicale e le minacce dei centri sociali, venerdì scorso Claudio Borghi Aquilini era a Reggio Emilia, insieme al segretario della Lega Nord Matteo Salvini, a presentare il "Basta €uro Tour". "Da quando abbiamo iniziato a portare in giro per il Paese questo tour - spiega l'economista - è continuato a crescere l'entusiasmo della gente che vuole capire cosa sta succedendo".

Professore incaricato all'Università Cattolica di Milano, Borghi ha deciso di impegnarsi in prima persona alle elezioni europee di fine maggio: sarà, infatti, candidato indipendente per il Carroccio. E, al fianco di Salvini e dei lumbard, si impegnerà ad andare all'Europarlamento per rompere il giogo dell'unione monetaria. "Da quando si tengono le elezioni europee, tutti i partiti che si presentano agli elettori dicono di voler cambiare l'Europa - continua l'economista - peccato che dagli inizi degli anni Ottanta l'Europa sia sempre cambiata in peggio perché nessuno ha mai affrontato il cuore del problema, vale a dire la gestione accentrata dell'economia attraverso l'imposizione dei cambi fissi prima e l'euro poi, uno strumento che si è rivelato mortale in quanto metodo di governo per riuscire a mettere in difficoltà alcuni Stati in favore di altri".

Professor Borghi, quali sono i vizi dell'unione monetaria?
"L'euro è uno zaino dello stesso peso che, però, viene fatto indossare a corridori di corporatura diversa. Non è uguale per tutti. Per chi è più leggero e agile, è uno strumento che lo svantaggia incredibilmente; per chi è più grande e massiccio, è un forte vantaggio relativo."

La Lega è davvero pronta a dire basta a questo meccanismo?
"Per una volta tanto andiamo al cuore del problema. Non si tratta di un programma vago in cui ci si propone di battere i pugni sul tavolo per far sentire la propria voce o per chiedere riforme. Noi puntiamo a recidere la catena che ci tiene bloccati."

Come risponde a quegli europeisti convinti che, pur di scongiurare l'addio all'euro, dipingono fantasiosi scenari apocalittici?
"Sono persone che lavorano troppo di fantasia. E per questo, purtroppo, sono in vantaggio. Mi rendo conto che le mie valutazioni rischiano di essere meno affascinanti rispetto al panorama di morte, distruzione e terrore che viene messo in scena da questi signori. Però la teoria economia e il buon senso dicono che si può e si deve uscire dall'euro."

Per ottenere un vero cambiamento, bisogna avere i numeri. Salvini si è mosso in questa direzione sottoscrivendo un'alleanza col Front National di Marine Le Pen. Riusciranno ad andare fino in fondo?
"Qualora riuscisse il miracolo che si realizzasse un parlamento a maggioranza euroscettica, probabilmente la Germania se ne andrebbe risolvendo il problema nella maniera più semplice. Se a un giocatore che sta vincendo al poker barando viene puntata la pistola alla tempia, può anche essere che questo pensi di andarsene pur di portare a casa quanto è riuscito a vincere. Viceversa, se nessuno obietta e tutti lasciano fare, allora quel giocatore andrà avanti a vincere barando. Cercare alleanze in Europa fa, dunque, parte di un punto cruciale della nostra strategia. Strategia che avrebbe potuto rivelarsi vincente pure in Italia."

Nel suo ultimo libro, George Soros ha calcolato che nonostante la crisi economica la Germania sia riuscita a guadagnare oltre 100 miliardi di euro mentre altri Paesi dell'Eurozona andavano gambe all'aria. Davanti a questo furto, però, partiti con Scelta civica o Ncd rispondono che "per salvare l'Europa ci vuole più Europa". Non è un controsenso?
"Effettivamente, dinnanzi al disastro creato dall'euro numerosi economisti italiani non sanno far altro che proporre più Europa, come accorgersi di essere sul punto di morire per avvelenamento e scegliere di prendere altro veleno. Succede proprio in Italia dove il dibattito è ammorbato da queste bugie. Probabilmente chi gestisce un partito preferisce conservare uno 0,5% piuttosto che perdere qualche elettore per strada dicendo la verità."

L'Europa però si sta svegliando...
"Proprio così. In Francia, per esempio il Front National punta a essere il primo partito con un programma assolutamente aderente a quello portato avanti dalla Lega Nord. Chi vota la Le Pen non è assolutamente di destra, ma ci troviamo di fronte a un elettorato trasversale stufo di questa Europa."

Grazie a Gli occhi della guerra ilGiornale.it sarà in Inghilterra per raccontare l'exploit dello UK Independence Party. In caso di vittoria Farage punterà a portare gli inglesi fuori dall'Unione europea. Come si pone davanti all'uscita dalla Ue?
"Troppo spesso viene montata ad arte una certa confusione tra euro e Europa. Chi vuole contrastare l'euroscettismo, tende a far credere che essere contro l'euro significhi anche essere contro l'Europa. In realtà, così non è. Tuttavia, bisogna capire quale Europa perché un'Europa che va contro gli interessi dell'Italia, come probabilmente Farage pensa che sia nei confronti dell'Inghilterra, a noi non piace. Fino ad oggi i tedeschi hanno seguito proprio questo modello facendo solo ed esclusivamente i propri interessi. Se Bruxelles continua a sfornare leggi che indeboliscono la piccola e media impresa e avvantaggiano l'industria tedesca, allora non ci interessa nemmeno l'Europa."

In molti vi accusano di essere isolazionisti...
"Stupidaggini! Che non si pensi che in Svizzera sia impossibile andare a studiare all'estero o avere le pesche o che non ci sia il roaming dei telefonini! L'associazione e il coordinamento degli Stati europei possono essere serenamente portati avanti senza l'euro, che è uno strumento di divisione, e senza quelle prevaricazioni che vanno a vantaggio esclusivamente di un Paese."

Negli ultimi anni è sicuramente venuto a mancare un coordinamento volto a contrastare l'emergenza immigrazione...
"Tra un po' dovremo affrontare un problema ancora più dannoso, cioè l'emigrazione. Se la disoccupazione salirà ancora, tanti giovani italiani saranno costretti ad andarsene. Il governo dovrebbe occuparsi di questo disagio perché ognuno di noi dovrebbe avere il diritto di lavorare qui e non vedersi costretto a cercare fortuna in giro per il mondo. Il problema delle frontiere e molto più complesso e passa inevitabilmente dal rendere il Paese sempre più attraente. La gestione dell'immigrazione è classico esempio di legiferazione a danno dell'Italia. In quanto Paese di frontiera, dobbiamo sottostare a regole assurde di accoglienza ma non siamo in grado di gestire autonomamente questo flusso."

Non tutti gli immigrati si fermano in Italia...
"L'Italia fa da filtro. L'immigrazione migliore, fatta di persone che vogliono lavorare, persegue verso i Paesi del Nord. Qui da noi rimane solo quella peggiore, fatta di delinquenti. Insomma, il lavoro sporco è come sempre nostro, mentre i vantaggi vanno ad altri."

Tornando all'economia, come il mandato della Bce rispecchia un'Europa per nulla vicina ai cittadini?
"Alla Bce è stato dato un solo mandato: mantenere basso il livello di inflazione. Un problema molto relativo che è stato assurto a concetto base. Ma se si guarda a quello che potrebbe essere un successo (un tasso del 2% per tutta l'Eurozona), in realtà a livello locale la situazione è ben diversa. Il fatto che ci sia una scarpa che sia uguale per tutti quando i numeri dei piedi sono differenti, fa capire quanto non funzioni questa Europa."

IlGiornale.it ha chiesto ai lettori di sostenere col crowdfunding il reportage Europa ribelle. L'operazione sta riscuotendo successo perché la gente inizia a voler capire. Ha notato lo stesso interesse in giro per il Paese?
"Da parte mia sono favorevolissimo alla vostra iniziativa che sosterrò per quanto mi sarà possibile. Ancora oggi c'è tantissimo che non viene detto e, per questo, quando giro per l'Italia trovo sale strapiene di gente che viene a sentir parlare di economia. Questo deficit di conoscenza non può essere colmato con le battute nei talk show. Si tratta, infatti, di argomenti spinosi che devono essere spiegati a parole e visti con immagini. Pochissimi fanno vedere cosa succede in Grecia, pochissimi fanno vedere come sta aumentando la disoccupazione in Francia. Questo perché c'è una informazione di regime che tramuta qualsiasi tipo di notizia, anche male interpretata ma che può essere vista come positiva, come un trionfo dell'Europa."

Chi tira i fili in questa operazione?
"In primo luogo c'è chi ha un interesse diretto. Se il nostro vicino ha qualcosa che ci piace, di sicuro non gli auguriamo il successo ma speriamo in un rovescio economico per potergliela comprare per un tozzo di pane. I Pesi europei più ricchi hanno industrie interessate alle ricchezze italiane. E, guarda caso, sono gli stessi che pagano l'informazione.

In secondo luogo ci sono quelli che inizialmente in buona fede hanno spinto per entrare in Europa e che ora, davanti allo sfacelo, sono prigionieri dei propri errori. Non ammetteranno mai di aver sbagliato. E tantomeno chiederanno mai scusa."

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