C'è la ripresa? Subito i cretinetti aumentano l'Iva

Il governo dominato dalla sinistra pronto a inasprire le tasse: così ci ridurranno a pane e acqua

C'è la ripresa? Subito i cretinetti aumentano l'Iva

I signori del governo hanno appena finito di dirci che la crisi sta per concludersi, dato che si intravedono pallidi ma incoraggianti segni di ripresa, e già meditano - anzi programmano - di aumentare l'Iva di un punto: dal 21 al 22 per cento. Però, che soddisfazione. Nel darci la brutta notizia, hanno precisato che il ritocco dell'imposta è indispensabile perché mancano alcuni miliardi di euro alla quadratura del bilancio. Una panzana, considerato il fatto che i conti dello Stato non sono in pari dai tempi in cui Berta filava.

Lorsignori ragionano così da sempre. Aprono il cassetto, scoprono che è vuoto, ma non si chiedono perché non c'è più il becco di un quattrino. Pensano piuttosto a riempirlo subito. Come? Ovvio: aumentando le tasse, cioè chiedendo altri soldi ai cittadini esausti, dissanguati e sull'orlo di una crisi di nervi. Ignorano, i cretinetti, che negli ultimi 15 anni la spesa pubblica è cresciuta quasi del 70 per cento e che, pertanto, questa e non altra è la causa del dissesto finanziario. Se ne fossero edotti, non esiterebbero a provvedere coerentemente: ossia a riportare quelle uscite, abnormi rispetto alle entrate, entro limiti tali da non creare deficit e da contenere il debito pubblico.

Ecco perché li abbiamo definiti cretinetti. Non sono capaci neppure di tenere la contabilità della serva pur spacciandosi per politici oculati o addirittura per economisti di alto profilo, professori di rinomate università. Intendiamoci, il nostro severo giudizio non riguarda soltanto l'esecutivo in carica, ma tutti i governi che si sono succeduti nei secoli dei secoli fino a provocare il disastro attuale.

Qualcuno osserverà: cosa volete che sia un punto in più di Iva? Non inciderà molto sul portafoglio piangente dei connazionali. A parte il fatto che un punto per volta, a forza di assommare punti, siamo arrivati a un tetto insostenibile, occorre precisare: i consumi sono scesi e seguitano a scendere; per rilanciarli bisognerebbe abbassare i prezzi: questo lo capisce anche uno studente di terza ragioneria. Nemmeno per sogno. Enrico Letta e la sua orchestrina stonata, adottando lo spartito del celebre bocconiano Mario Monti, fanno il contrario: li alzano. Cosicché la gente, quando andrà al supermercato o in boutique, è lo stesso, dovrà sganciare più quattrini. Non avendone in quantità sufficiente, che farà? Comprerà di meno o non comprerà affatto. Risultato, ne soffrirà l'incasso dei commercianti; automaticamente le aziende produrranno meno merci e, in compenso, la disoccupazione registrerà nuovi incrementi.

È così che si combatte la crisi? Non bastasse, il Consiglio dei ministri dominato dalla sinistra lungimirante, dopo aver congelato la prima rata dell'Imu, ha in animo di scongelarla nei prossimi mesi. Motivo? Il problema è il solito: poiché la spesa, lungi dall'essere stata tagliata, è cresciuta a dismisura, serve denaro per affrontare l'inverno, quando le casse, tanto per cambiare, saranno vuote. Con quale effetto è facile immaginare.

L'edilizia sarà colpita da paralisi, i proprietari di immobili dovranno sborsare cifre pazzesche, addio investimenti nel mattone e i poveracci afflitti dalle rate del mutuo daranno fondo alla tredicesima per pagare l'orrenda imposta, con tanti saluti alla ripresa di cui cianciano i soloni che ci amministrano malamente.

Il Pil è già colato a picco e il debito pubblico schizzerà in cielo. Però qualche sciocchino dirà che lo spread è salvo. E gli italiani in bolletta festeggeranno a pane e acqua.

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