Oddio, i sondaggi. Fanno paura perché non dicono la verità, ma quasi. Quello commentato da Ilvo Diamanti, uscito ieri sulla Repubblica, fa venire i brividi oppure fa ridere, dipende dai punti di vista. I dati sorprendono comunque soltanto chi viva all’estero o non si accorga di vivere. La fiducia nelle istituzioni è crollata, ammesso e non concesso che in passato fosse alta. All’ultimo posto della graduatoria ci sono i partiti, di cui si fidano soltanto 5 italiani su 100. Lo sapevamo già. Ma trovarcelo scritto nero su bianco fa un certo effetto. Significa che i partiti si sono irrimediabilmente sputtanati e che difficilmente torneranno in auge. Non rappresentano il popolo. Il quale si aggrappa ad altro pur di non annegare nella disperazione: per esempio alle forze dell’ordine, un tempo vituperate e ora considerate affidabili. Sono in vetta alla classifica con il 70 per cento dei consensi.
Polizia e carabinieri sono più amati della magistratura, la quale raccoglie a malapena un 39 per cento di estimatori. La Chiesa è in risalita direi vertiginosa: 54 per cento. Papa Bergoglio incide parecchio, supponiamo, visto che,da quando c’è lui sul trono che fu di Pietro, le azioni del cattolicesimo sono in costante crescita. Il nuovo pontefice parla come mangia e ciò basta a rinfrancare lo spiritodei fedeli: le sue parole semplici esprimono concetti elementari e vanno dritte al cuore della gente, generano speranza e consolazione. Da tempo i credenti non erano in sintonia con le gerarchie, accusate di pensare a se stesse più che alla massa dei credenti. La svolta di Francesco riempie piazza San Pietro e non solo: a Roma giungono ogni giorno migliaia di cristiani provenienti da tutto il mondo. Gli esercenti romani esultano: le loro casse si riempiono di soldi più che di misericordia, ma è noto che il denaro è una benedizione e contribuisce a rinforzare la speranza che la Chiesa sia davvero una salvezza degli affari, oltre che dell’anima. Il successo della religione dipende da molti fattori, tra cui, non ultima, la convenienza.
Meraviglia assai che la scuola occupi un posto importante nella considerazione generale: il 51 per cento dei cittadini è convinto che essa funzioni e garantisca un futuro a chi la frequenta. Illusione? Forse. Ma è un fatto che all’istruzione pubblica - nonostante le riforme sbagliate e le controriforme sbagliatissime dalle quali è stata funestata - sia ancora attribuita una funzione di guida per i giovani.
Il presidente della Repubblica mantiene una solida posizione- il 49 per cento degli applausi - pur essendo in crisi rispetto allo scorso anno, quando godeva del 54 per cento degli apprezzamenti.
A questo punto occorre rilevare che la percentuale dei tifosi dell’Europa è drasticamente calata: nel 2012 era del 43,5, adesso è del 32,3. Si tratta praticamente di un crollo. Motivo? Quasi tutti gli italiani si sono accorti che Bruxelles è artefice di imbrogli a getto continuo. Chiede sacrifici e tasse in misura enorme e, in cambio, non ci dà nulla se non ordini perentori che non siamo in grado di eseguire. Versiamo alla Ue un tributo pazzesco senza ricevere alcun favore. Abbiamo sganciato miliardi per salvare le banche spagnole e queste sono venute qui a comprare i nostri telefoni.
La Gran Bretagna consegna ai burocrati europei meno denaro di noi ed è ossequiata. L’euro ci ha rovinati. Lo abbiamo scambiato a 1.936 lire. La Germania lo ha pagato 1 marco (1.300 lire dell’epoca).
E poi ci domandiamo perché non reggiamo alla concorrenza (sui mercati internazionali) dei prodotti tognini? Di tutto ciò i connazionali si sono finalmente resi conto e non sono più disposti a bere l’amaro calice offertoci
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