Non c'è niente da fare; quando le tasse sono troppe, il gettito, anziché aumentare, diminuisce. Effetto Laffer, lo chiamano gli economisti: ovvero, la silenziosa vendetta dei tartassati. Primi fra tutti, gli automobilisti, grande bancomat del Fisco italiano. Almeno fino a ieri: perché oggi la morsa stretta oltre i limiti sta rivelandosi un fallimento. Il famigerato superbollo ne è l'esempio più eclatante: introdotto dal governo Monti per portare nelle casse dello Stato 168 milioni di euro, in realtà ne ha fatti perdere all'Erario, in un solo anno, 140 milioni.
Colpa del calo di vendite di auto di grossa cilindrata, nuove o usate che siano, e dei trasferimenti all'estero, dove molti automobilisti esasperati hanno preferito collocare le loro vetture. Tanto che perfino nella patria dei motori, l'Emilia, le concessionarie Ferrari e Maserati hanno chiuso i battenti. Una débâcle di proporzioni tali che l'Unrae e le altre associazioni del settore auto hanno fatto fronte comune per chiedere l'abolizione della sciagurata tassa: ma finora nessuno dei governi che si sono succeduti ha raccolto il grido di dolore. Intanto, sulle strade d'Italia i segnali di allarme si moltiplicano: i consumi di carburante, già penalizzati dalla crisi economica, continuano a ridursi per effetto della tassazione eccessiva, che invece di aumentare le entrate contribuisce a diminuirle. Una spirale perversa che continua ad avvitarsi: nel 2013 - certifica il centro studi Promotor - vi è stato un calo di quasi un miliardo (per l'esattezza 999 milioni) ed anche il 2014 è cominciato male per il Fisco con un minor gettito di 60 milioni.
L'«effetto accise» - la tassa sulle tasse, per dirla in parole povere - accomuna carburanti e tabacchi, che infatti vedono il gettito fiscale andare in fumo: nel 2013 alle casse dello Stato sono venuti meno 550 milioni da sigarette e affini, bruciati dall'aumento dell'Iva. E anche le sigarette elettroniche, appena entrate nel paniere Istat, si stanno già spegnendo, con la stangata della tassazione al 58,5%: nel 2012 il fatturato in Italia era di 350 milioni di euro con 6mila negozi operativi, ora circa il 60% ha chiuso i battenti.
Ma l'effetto Laffer non si ferma: ricordate la tassa sulle barche? Voleva essere un simbolo dell'equità e della sobrietà del governo «tecnico», si è trasformata in un naufragio. Su 180 milioni previsti ne sono entrati nelle casse dello Stato solo 24: in compenso, la fuga dai porti italiani, scatenata dal solo «effetto annuncio», ha danneggiato, forse irreparabilmente, un settore chiave della nostra economia. La tardiva modifica del governo Letta, che nel giugno scorso ha abbassato di poco le tariffe, esentando le barche più piccole, non ha fatto cambiare rotta alle molte imbarcazioni che hanno trovato riparo sulle sponde francesi, spagnole o croate: un danno di oltre un miliardo di euro per l'economia costiera del nostro Paese.
L'ultima - per ora - delusione? La Tobin Tax, che porta il nome di un Nobel dell'economia, ma all'economia italiana, finora, ha fatto solo danni. La tassa sulle transazioni finanziarie ha provocato un calo del 20% delle contrattazioni di Borsa, pari a 17,5 miliardi al mese: parola dell'ad Raffaele Jerusalmi, che non perde occasione per chiederne l'abolizione a nome degli investitori.
E a conti fatti, nemmeno il Fisco ci guadagna: nel 2013 la Tobin ha portato nelle casse dello Stato meno di 300 milioni, contro il miliardo atteso dal governo Monti, e quest'anno - ha ammesso Vieri Ceriani, consulente del ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan - si arriverà a malapena a 400 milioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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