Caselli denuncia la sinistra filo No Tav

Il procuratore di Torino: "Silenzi conniventi. E la pretesa che la legge non si applichi a chi è vicino sul piano politico"

Caselli denuncia la sinistra filo No Tav

Roma - I politici e la stampa di sinistra sottovalutano la deriva terroristica della protesta anti Tav in Val di Susa. Un monito che arriva da un uomo da sempre vicino alla sinistra, il procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli, in ansia dopo l'arresto di due «professionisti» della protesta con un arsenale in automobile, di cui raccontiamo in questa pagina. «C'è un fondo di preoccupazione per il silenzio e la sottovalutazione, se non peggio, da parte di uomini della cultura, della politica, dell'amministrazione e anche dell'informazione», dice a caldo. E non vorremmo fosse un (facile) profeta.

Gli obiettivi di Caselli sono chiari, anche se i nomi non li fa. C'è di certo, lo scrittore Erri De Luca, del quale, con una lettera a un quotidiano, ha criticato un articolo anti-anti-Tav. O Gianni Vattimo, europarlamentare e filosofo, che domani sarà al Palagiustizia per spiegare come mai, nel fare visita a un No Tav detenuto, si è fatto accompagnare da due attivisti. E tanti altri esempi di quell'omertà colpevole che Caselli definisce così: «Un silenzio che può partire dalla sottovalutazione per rasentare qualcosa di peggio: la connivenza». Secondo il magistrato - che figurava nella decina di nomi su cui i militanti del M5S furono chiamati a scegliere il proprio candidato presidente della Repubblica, con qualche imbarazzo proprio perché Grillo da sempre spalleggia la protesta in Val di Susa - in tanti «non riescono a vedere come stanno le cose e sono portati a trattare con comprensione gesti che sono di pura violenza». Caselli è durissimo con le conventicole di estrema sinistra: «È la pretesa - nota - che la legge non debba applicarsi agli amici o a chi è affine sul piano politico o culturale. Un modo di pensare che con la Costituzione ha poco a che fare».

Secondo il procuratore capo di Torino «il silenzio diventa connivenza» anche quando gli episodi di cronaca vengono ricostruiti in maniera strumentale. Vedi i blocchi sull'autostrada del Frejus operati dai No Tav nelle ultime settimane. «C'erano - ricorda Caselli - vedette e sorveglianza nei punti di accesso. Abbiamo avuto camionisti costretti a soste forzate e a esibire documenti e bolle di accompagnamento. Tutto questo vuol dire “controllo del territorio e delle persone”. Ma queste sono funzioni riservate ai poteri pubblici. Chi le esercita compie qualcosa che con la Costituzione non ha niente a che fare. Eppure sui social network sono apparse cronache ineffabili: il camionista è stato descritto come “alterato”». Una tecnica che è la stessa usata «per denigrare le vittime di stupro: gli stupratori si fanno passare per mammolette e la colpa ricade sulle donne».

Parole che bruciano. E non a caso il Pd reagisce esibendo una bella coda di paglia.

«Il Partito democratico - tiene a precisare il deputato dem Emanuele Fiano - non ha mai fatto mancare la propria posizione intransigente rispetto alle frange violente del movimento No-Tav» ormai in preda a una «pericolosissima deriva para-terroristica». Ma è una voce nel deserto. Il resto della sinistra continua a mettere il silenziatore agli attivisti con l'arsenale in macchina.

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