Casini bussa a Forza Italia: insieme alle Europee

Il caso Verso la casa dei moderatiIl leader Udc rompe gli indugi e apre al Ppe italiano, ma Alfano frena ancora

Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini
Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini

Un altro passo verso la Casa delle Libertà in versione 2.0. Va letto così l'intervento di Pier Ferdinando Casini ieri a Dublino al congresso del Partito popolare europeo. «I grandi partiti devono presentarsi uniti nei singoli Stati e anche il Ppe è chiamato alla sfida del futuro. Superare, in Italia come altrove, le vecchie contrapposizioni e le laceranti divisioni significa dare un messaggio chiaro: quello del Ppe italiano, come riferimento comune dei riformisti e dei moderati».

Parole che fanno seguito all'intervista shock dello scorso 1° febbraio a Repubblica («Il terzo polo è finito, torno al centrodestra») e vanno in unica direzione: una grande alleanza fin dalle prossime elezioni europee tra tutte le forze moderate: Forza Italia, Udc, Ncd e quel Pi (Per l'Italia), che raccoglie i fuoriusciti di Scelta civica che guardano a destra e che già da qualche mese hanno varato un cantiere comune con l'Udc per arrivare a una nuova casa comune a ispirazione democratica, cristiana ed europeista ispirato proprio al Ppe. Per entrare nel quale proprio il Pi e l'Ncd sono in stand by.

La differenza tra quanto detto da Casini rispetto alle parole di Mario Mauro e di Angelino Alfano è una ma molto grande: si chiama Silvio Berlusconi. Oppure Forza Italia, come preferite. Mauro infatti punta ad allargare il suo orizzonte piuttosto ridotto attraverso alleanze che guardano al centro (ieri ha stretto un patto in vista delle Europee con il Centro Democratico di Bruno Tabacci, che fino a qualche tempo fa guardava al centrosinistra) che non comprende Berlusconi. «Ci vuole - dice l'ex ministro della Difesa sempre a Dublino - una lista che metta insieme quelli che stanno facendo una battaglia per l'Italia sostenendo questo governo e che si riconoscono nei valori popolari e liberali. Lo dico con chiarezza ai partiti che vanno da Alfano a Tabacci. Ridiamo fiato ai grandi ideali popolari e liberali». Naturalmente in questo perimetro Berlusconi non può esserci. Alfano addirittura è in continua e quasi patetica lotta per affermare la sua indipendenza dal suo ex mentore, pur sapendo molto bene che l'incasso elettorale dell'Ncd sarebbe ben poca cosa in caso di corsa solitaria. Il leader dell'Udc invece guarda al principale partito del centrodestra come a un compagno di strada naturale e addirittura necessario nell'ottica di una visione realistica e quindi «governativa» dell'alleanza dei moderati. «È stupido proseguire in inutili divisioni in questo percorso comune», interpretano dall'entourage di Casini.

Ad accelerare questo processo in realtà non è tanto l'avvicinarsi delle scadenze elettorali - anche se le prossime Europee potrebbero essere un perfetto laboratorio per il blocco moderato - quanto due fattori: la necessità di spingere Alfano e i suoi a scendere dal pero sottraendoli alla condanna della clausola «no-B» (inteso come Berlusconi); e il fatto che dall'altra parte il premier Matteo Renzi stia già lavorando, pur con molta fatica, a una casa comune di tutte le forze progressiste.

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