Sono entrambi cattolici e hanno molto in comune "per origini e formazione". Eppure Casini preferisce Bersani a Renzi nella battaglia delle primarie del centrosinistra. Anche se, da buon democrsitiano, spende parole buone per entrambi: "Ho un ottimo rapporto con Renzi... ho un rapporto solido anche con Pier Luigi". In un colloquio con La Stampa il leader dell'Udc spiega il motivo del suo tifo: "E' con lui (con Bersani, ndr) che ho un percorso comune, un patto intorno alle cose da fare". Poi profetizza una spaccatura del Pd nel caso in cui a vincere le primarie dovesse essere il sindaco di Firenze. Per una ragione semplice: "Se Matteo vincesse sarebbe inevitabile una scissione da sinistra nel Pd e l'effetto paradossale sarebbe quello di rapporti ancor più stretti tra noi e il Pd targato Renzi". Insomma, si sposterebbe troppo (al centro) il baricentro democratico, con il rischio di perdere contatto - e voti - con la sinistra. Questo è il ragionamento di Casini. E siccome lui questo rischio vuole evitarlo... auspica la vittoria di Bersani.
Poi Casini ironizza su un possibile scenario politico europeo: "Fa ridere immaginare che al prossimo vertice con la Merkel l'Italia non mandi Monti ma Renzi. E finché rido io non c'è problema, ma se si comincia a ridere in giro per l'Europa altroché se il problema c'è". E' arcinoto che Casini vorrebbe che Monti restasse a Palazzo Chigi anche nel 2013 (cosa che Bersani ha già escluso, ma fa parte del gioco), ma Renzi come prenderà questa battuta? La butterà anche lui sul ridere o se la legherà al dito, sperando di poter rottamare, dopo Bersani, anche Casini? In fondo i due sono quasi coetanei (uno è del 1951, l'altro è del 1955).
Insomma, Casini non vuole che vinca Renzi, che pure gli è più vicino, politicamente parlando, rispetto a Bersani. L'affermazione del "rottamatore", infatti, gli romperebbe le uova nel paniere. Lui, infatti, coltiva il sogno del grande centro, uno spazio politico enorme, da Berlusconi a Bersani, in cui ritagliarsi, tutto per sé (ovviamente) il ruolo di perno, "per fare in modo che l'esperienza del governo Monti sia ripetibile, come espressione politica, nella prossima legislatura". E fornisce un altro dettaglio utile a capire il suo disegno: "Uno degli effetti sarebbe la liquefazione del Pdl...". Una riedizione moderna (e tecnocratica) delle "convergenze parallele" di Aldo Moro?
Intanto Bersani lancia due segnali.
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