RomaPier Ferdinando Casini esce definitivamente dal guado, rientra ufficialmente nel centrodestra e archivia il «centrino», tornando bipolarista. Non che fosse un mistero il riavvicinamento in corso e la disillusione verso la Terra di mezzo della politica. Mancava, però, un ultimo passo: la certificazione della sua appartenenza politica, la definizione del campo di gioco futuro. Un tassello finale che è stato posizionato ieri. Con un obiettivo chiaro: diventare un valore aggiunto per raggiungere il 37%, ovvero la soglia necessaria per vincere al primo turno e conquistare il premio di maggioranza. «Io per costruire il centro ho rischiato, ho rotto con Berlusconi e sono passato all'opposizione. Poi ho combattuto accanto a Monti, mettendoci la faccia da solo, mentre Berlusconi e Bersani, che pure governavano con noi, si sono defilati. Ma la sera delle elezioni ci siamo accorti che il nostro terzo polo era evaporato. Anzi, l'aveva fatto Grillo» dice a Repubblica, il leader dell'Udc. «A noi moderati spetta il compito di lavorare sullo schema del Ppe» con Ncd e Fi.
«Aveva senso pensare a un terzo polo di centro quando ancora si poteva immaginare uno schema tedesco, con socialisti, democristiani e liberali. Oggi tuttavia la partita è un'altra, quella contro un populismo anti-europeo e anti-istituzionale, che mette a soqquadro il Parlamento e attacca in maniera dissennata il capo dello Stato», dice Casini, secondo cui «le forze responsabili - centrodestra e centrosinistra - sono chiamate a serrare le file».
«Non servono a niente le battaglie di retroguardia. Al punto in cui siamo l'unico antidoto allo sfascismo è l'accordo fra Renzi e Berlusconi per fare la riforma elettorale, quella del Senato e del Titolo V», continua Casini. «Io voterò un emendamento sulle preferenze, ma vada come vada: meglio l'Italicum che continuare così». Su Renzi, il giudizio è in chiaroscuro: «Può sembrare uno smargiassone e io stesso non gli ho risparmiato critiche, ma non voglio mettergli i bastoni tra le ruote». Sui protagonisti del futuro cammino pochi dubbi. La costruzione del Ppe italiano sarà «con Alfano ovviamente. Ma da Toti a Fitto, insieme a slogan del passato, ho sentito anche cose sensate», dichiara Casini. Quanto a Berlusconi, «le divaricazioni drammatiche che ci sono state non possono essere ricomposte con una battuta ma con un dibattito politico serio».
Bisognerà, naturalmente, valutare quale effetto avrà questa presa di posizione - che verrà ufficializzata e certificata dal Congresso nazionale dell'Udc, fissato per il 21, 22 e 23 febbraio - sul resto del cantiere centrista. Il leader Udc aspetta Alfano al varco dei sondaggi in vista delle Europee. Nonostante la dichiarata intenzione dell'Ncd di presentarsi da solo, Casini è convinto che se le rilevazioni dovessero certificare una flessione, il partito dei fuoriusciti dal Pdl potrebbe rivedere la sua posizione e scendere a più miti consigli (ieri ad esempio Fabrizio Cicchitto ha aperto a possibili «patti federativi» in un prossimo futuro). Gli stessi Popolari di Mario Mauro continuano a spingere per una lista unica con Ncd e Udc da sottoporre a una prima sperimentazione già alle elezioni di maggio (dove non mancherebbe neppure l'apporto dell'Associazione Democrazia cristiana di Gianni Fontana). Resta, invece, sospesa in attesa di segnali (renziani) Scelta civica. Bisognerà, poi, capire dove si andrà a posizionare il movimento politico che verrà da Corrado Passera, da mesi fermo in rampa di lancio.
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