La Cassazione conferma: 14 mesi di carcere a Sallusti

La Cassazione ha condannato a 14 mesi di reclusione Sallusti ritenendolo "colpevole" di diffamazione. Il direttore del Giornale alla redazione: "Non ho alcuna intenzione di chiedere misure alternative alla galera". Il pg aveva ribadito la necessità di "rivalutare la mancata concessione delle attenuanti". Il ministro Severino: "Accelerare ddl che preveda solo pene pecuniarie". Il figlio di Giovannino Guareschi: "Sallusti non subisca la stessa ingiustizia che subì mio padre"

La Cassazione conferma: 14 mesi di carcere a Sallusti

Una vera vergogna. La confanna adessop è definitiva definitiva. Come nelle peggiori dittature, è arrivata la definitiva condanna alla libertà di espressione. Oggi pomeriggio la Cassazione ha, infatti, confermato i 14 mesi di reclusione in carcere al direttore del Giornale Alessandro Sallusti per diffamazione aggravata. Subito dopo aver appreso la notizia, il direttore ha incontrato i giornalisti del Giornale per fare sapere che è intenzionato ad andare in carcere: "Non ho alcuna intenzione di chiedere misure alternative alla galera".

La V Sezione Penale ha condannato il direttore del Giornale alla rifusione delle spese processuali, a risarcire la parte civile e a pagare 4.500 euro di spese per il giudizio innanzi alla Suprema Corte. È stato così confermato il verdetto emesso dalla Corte d’Appello di Milano il 17 giugno 2011. Ci sarà, invece, un nuovo processo per il cronista Andrea Monticone imputato insieme a Sallusti.

Dopo la decisione della Cassazione che ha confermato la condanna a Sallusti, la decisione su dove e come il direttore del Giornale dovrà scontare la pena, passa nelle competenze della magistratura di Sorveglianza di Milano. Lo si è appreso da fonti della stessa Cassazione. Al Tribunale di Sorveglianza i legali di Sallusti potranno chiedere le misure alternative al carcere.

In mattinata la procura della Cassazione aveva chiesto per il direttore del Giornale l'annullamento con rinvio della condanna a 14 mesi di reclusione "limitatamente all'aspetto delle attenuanti", ritenendolo "colpevole" di diffamazione, ma ribadendo la necessità di "rivalutare la mancata concessione delle circostanze attenuanti".

"Alla prima occasione utile Libero ha pubblicato due articoli ugualmente diffamatori nei confronti del giudice Cocilovo tacciandolo di essere un abortista perchè nel dicembre 2006 aveva criticato la frequente negazione del consenso all’aborto di minorenni da parte di un assessore della Giunta Chiamparino" ha dichiarato l’avvocato di parte civile Monica Senor, che rappresenta il magistrato Giuseppe Cocilovo, parte civile nel processo a Sallusti, imputato per diffamazione in relazione ad un articolo pubblicato nel 2007 su Libero, quotidiano di cui allora era direttore responsabile. Un articolo, come ha più volte precisato lo stesso Sallusti, neppure scritto da lui.

La Corte di Appello di Milano avrebbe esercitato un "furore condannatorio" applicandogli la pena di 14 mesi di reclusione, senza attenuanti, per un articolo pubblicato sotto pseudonimo, ha sottolineato la difesa di Sallusti, chiedendo l'annullamento della condanna.

Secondo i legali del direttore de il Giornale, ci sarebbe un "errore sulla persona" nell’attribuire a Sallusti la paternità dell’articolo firmato sotto pseudonimo e "si trattava di una convocazione davanti al tribunale della coscienza e l’articolo era coerente con la consueta contrapposizione di opposte fazioni sul tema dell’aborto: in questo schema deve essere considerata l’invocazione, da parte degli antiabortisti, della pena di morte per gli abortisti che danno la morte".

Inoltre - nel ricorso scritto - i legali di Sallusti hanno fatto presente che l’articolo "era rispettoso dei principi di continenza e verità nell’esercizio del diritto di critica nel quale non si può pretendere affetticità. Nel mirino non c’era Cocilovo ma l’intero sistema che consente l’aborto. Tra il rischio di ledere l’onorabilità di qualcuno e quello di non informare l’opinione pubblica bisogna dare precedenza alla libertà di stampa: condannare Sallusti al carcere è una persecuzione politica, perchè un giornalista, anche in carcere, può continuare a scrivere".

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