La Cassazione non aiuta le larghe intese

Non entro nel merito dei cavilli giuridici, mi limito a osservare che la sentenza di ieri contraddice il buon senso e la verità storica

La Corte di Cassazione ha deciso che il tribunale di Milano non ha preconcetti nei confronti di Silvio Berlusconi e che quindi i processi in corso (Ruby e Mediaset) possono riprendere sotto la Madonnina. Non entro nel merito dei cavilli giuridici, mi limito a osservare che la sentenza di ieri contraddice il buon senso e la verità storica. Per anni abbiamo scritto in solitudine che Ingroia era un pm politicizzato, che cercava di usare la giustizia per entrare in politica e già faceva politica attraverso la giustizia. La conferma l'abbiamo avuta con la sua discesa in campo alle ultime elezioni al motto di «abbattiamo Berlusconi». Anche Milano ha una forte tradizione di pm ammazza Silvio finiti in Parlamento nelle file della sinistra o da questa piazzati in posti di prestigio e ben remunerati: Di Pietro, D'Ambrosio e Colombo sono i più famosi tra i beneficiati.

Che alla Procura di Milano da 18 anni ci sia in atto una vera e propria caccia all'uomo è un fatto incontestabile. Caccia che ha prodotto danni enormi al Paese fin dall'inizio, con quell'avviso di garanzia che nel '94 fece cadere il primo governo Berlusconi e che si rivelò di lì a poco completamente infondato. Non senza lati paradossali, comici se non provocassero conseguenze tragiche (lo stesso per Andreotti fu la leggenda del bacio a Totò Riina), come è l'ultima inchiesta della Boccassini su presunti festini privati ad Arcore: migliaia di intercettazioni e centinaia di interrogatori non sono riusciti a provare non dico un reato, ma neppure una molestia, tanto che ancora oggi, a distanza di due anni, non c'è ancora una vittima che chieda giustizia.

È vero, e sacrosanto, che tutti gli uomini sono uguali davanti alla legge. Ma deve essere vero anche il contrario, cioè che la legge deve essere uguale con tutti gli uomini. Cosa che a Milano, con Berlusconi non è stato. Continue forzature di norme e procedure hanno portato a una mole di processi contro un solo uomo senza precedenti in Occidente. Fino a oggi nessun verdetto ha superato il vaglio dei tre giudizi, quindi Berlusconi appartiene ancora alla categoria degli incensurati e questo qualche cosa vorrà ben dire. Trovare una sede processuale neutra rispetto a un passato inquinato ci sembrava un segnale forte, un aiuto a quella rappacificazione politica da tanti auspicata a parole.

Ma nei fatti c'è chi vuole continuare sulla strada della guerra civile fino alla vittoria sul campo. A partire dai magistrati di Milano, ben spalleggiati, pare, dai colleghi della Cassazione. Il tutto, ovviamente, non è beneaugurante per la nuova stagione politica delle larghe intese.

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