Il Cav: no agli inciuci. Possiamo collaborare soltanto sulle riforme

Il leader di Forza Italia: "Dal Pd spettacolo indegno. Possiamo collaborare soltanto sulle riforme"

Il Cav: no agli inciuci. Possiamo collaborare soltanto sulle riforme

«In questa vicenda io resto uno spettatore e niente altro. Di certo, sono contrario a qualunque tipo di inciucio. E dunque, che rimanga Letta o che arrivi Renzi, l'unica disponibilità che avrà dal sottoscritto è sul fronte delle riforme istituzionali. Sulla nuova legge elettorale e sull'abolizione del Senato, infatti, Forza Italia continua ad essere pronta a tenere fede agli impegni già presi con il segretario del Pd. Niente di più, perché il resto sono giochi di Palazzo e basta». Ufficialmente continua a restare chiuso nel suo silenzio il Cavaliere. Anche se con chi ha occasione di sentirlo ostenta un certo distacco dalle vicende di queste ore, convinto che non solo il Pd stia regalando «uno spettacolo indegno» ma anche i suoi alleati di governo. Ecco perché in un momento simile l'unica strada da seguire è quella del silenzio, la stessa che non a caso ha imboccato in queste ore anche Beppe Grillo. Con un obiettivo chiaro: quello di restare il più possibile fuori da un teatrino che tutto farà fuorché portare consensi. Chi parla, dunque, è ancora una volta Giovanni Toti. Che ai microfoni del Tg1 conferma che «Forza Italia starà all'opposizione come già accade adesso con un governo che non sa risolvere i problemi del Paese». E se davvero andasse in porto il Renzi I, punta il dito il consigliere di Berlusconi, si tratterebbe del «terzo governo che non arriva dalle elezioni e con un altro presidente del Consiglio che arriva a Palazzo Chigi con una staffetta». Una presa di distanza nettissima, dunque. Solo sul fronte riforme Berlusconi lascia aperto un canale, convinto che il via libera ad una nuova legge elettorale e l'abolizione del Senato possano essere due passaggi chiave per rilanciare la politica e riproporsi come chi ha dato un contributo fondamentale al passaggio dalla Seconda alla Terza Repubblica. Per questo il Cavaliere vorrebbe andare avanti, pur temendo che con il segretario del Pd a Palazzo Chigi cambino sia la tempistica che gli equilibri. Renzi, infatti, non avrebbe più interesse ad un accelerazione che chiuda la partita in dodici mesi, visto che l'orizzonte del voto si sposterebbe al 2018. Senza considerare che a quel punto la riforma elettorale dovrebbe essere concordata anche con Alfano, visto che a quel punto Ncd non sarebbe più l'alleato di Letta ma dello stesso Renzi. Non a caso, uno dei timori usciti ieri nella riunione a Palazzo Grazioli con Verdini è proprio che la trattativa sulle riforme vada per le lunghe e che alla fine dal segretario del Pd arrivi a sorpresa una «controriforma» che tuteli i piccoli, da Ncd a Sel. Di certo, c'è che ieri il Cavaliere ha assistito alla conferenza stampa di Letta con un pizzico di soddisfazione.

La battuta sulla «fine del Ventennio», infatti, Berlusconi non l'hai mai troppo mandata giù e vedere solo pochi mesi dopo il premier ad un passo dalla crisi di governo e per giunta per mano del Pd non gli ha propriamente rovinato la giornata. Da quando si è seduto a Palazzo Chigi ha fatto il possibile per cacciare me e Forza Italia – è il senso della sua riflessione – e ora «rischia di finire che il Pd caccia lui…».

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