Il Cavaliere: i miei processi non faranno cadere il governo

L'ex premier è pessimista sull'esito delle sentenze in arrivo, ma assicura che non condizioneranno la tenuta dell'esecutivo

Il Cavaliere: i miei processi non faranno cadere il governo

Berlusconi non può far altro che aspettare. Ma l'ultimo conto alla rovescia è iniziato. Oggi, o al più tardi domani, dovrebbe arrivare la tanto attesa sentenza della Corte costituzionale sul legittimo impedimento. Il Cavaliere vive l'attesa con moderato pessimismo.
I giudici devono pronunciarsi sul conflitto d'attribuzione fra poteri dello Stato sollevato dai legali del Cavaliere in merito al processo Mediaset. Un processo che è giunto alle battute finali. Gli avvocati di Berlusconi sostengono che il procedimento sia viziato perché il tribunale di Milano non aveva accolto, nel marzo 2010, la richiesta di legittimo impedimento. All'epoca il Cavaliere era impegnato in un Consiglio dei ministri e quindi era impossibilitato a partecipare all'udienza. Ma il processo è andato avanti lo stesso fino ai due gradi di giudizio. Conclusione amara: condanna in primo e secondo grado a quattro anni, più interdizione ai pubblici uffici. Se la Corte dovesse dar ragione ai legali dell'ex premier, le precedenti sentenze sarebbero nulle ai sensi dell'articolo 178 lettera C del codice. È possibile che il procedimento inizi daccapo e quindi si spalancherebbero le porte della prescrizione. In caso contrario, però, è probabile che si arrivi a sentenza definitiva, con l'ultimo verdetto della Cassazione, chiamata a confermare o meno l'appello. E qui scatterebbe la tagliola per il Cavaliere: interdizione dai pubblici uffici e decadenza dalla carica di senatore.

Una vera e proprio bomba politica, insomma, destinata a esplodere in base a una sorta di testa o croce deciso dalla Corte. La quale ha già discusso il caso. Ora si tratta di prendere una decisione. Fino a oggi Berlusconi ha sempre dato prova di massima responsabilità, ribadendo che «le mie vicende processuali non avranno alcun effetto sulla vita del governo Letta». Linea che, giurano i suoi più stretti collaboratori, non muterà neppure oggi o domani. Fiato sospeso. Se sarà pollice verso, tutto sarà nelle mani della Cassazione, con i giudici a un passo dal delitto perfetto. Facile immaginare la reazione di chi da anni denuncia l'accanimento giudiziario di certe toghe. Ma da qui a parlare di campagna elettorale ce ne corre.
Questo nonostante qualcuno già analizzava come voglia di urne la sortita di lunedì del Cavaliere sull'Europa, quando parlò di sforamento dei parametri del 3%, vincoli di bilancio imposti dall'Europa. Ieri la precisazione di Berlusconi in una nota: «Si sta cercando di farmi apparire come un nemico dell'euro e dell'Europa. Niente di più falso». Questo anche perché ieri è stato fuoco di fila contro l'ex premier, compreso da D'Alema che gli ha consigliato addirittura di «tacere».

Ma Berlusconi mette i puntini sulle «i»: «Quanto ho detto va a difesa e certamente non contro l'Europa. In questo senso, il mio appello deve essere inteso come un incitamento e un incoraggiamento all'attività di quel governo che stiamo sostenendo con assoluta lealtà», scrive. E sull'Europa: «Vorrei che chi mi critica - dice - leggesse quanto scrive stamani su Le Monde l'economista liberal e premio Nobel Paul Krugman: “Finché i dirigenti politici non avranno da offrire ai cittadini altro che sacrifici e disoccupazione, i discorsi saranno vana emissione di fiato.

Quando sento Wolfgang Schauble, ministro delle Finanze tedesco, allarmarsi per i pericoli di una politica monetaria troppo espansionista della banca centrale europea, mi dico oh, mio Dio! Perché la Bce è la sola istituzione che resta all'Europa per nutrire e sostenere la crescita”».

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