La Consulta detta le riforme: "Legge per i diritti dei gay"

Duro attacco della Corte che chiede al parlamento di dare diritti alle coppie gay e cambiare la legge elettorale. La Boldrini subito in campo: "Pronta a impegnarmi..."

La Consulta detta le riforme: "Legge per i diritti dei gay"

Dalla legge elettorale ai diritti per le coppie omosessuali, la Corte costituzionale passa all'attacco e mette in riga la politica accusando apertamente di non raccogliere le indicazione che gli ermellini spesso mettono nero su bianco. "Da parte della Corte sono arrivati molti inviti a cui è spesso accaduto che il parlamento non abbia dato seguito". Nel corso di una conferenza straordinaria sull’attività 2012 della Consulta, il presidente Franco Gallo ha duramente criticato le Camere per non aver riconosciuto i diritti ai gay sollecitando a lavorare per "regolamentare la materia nei modi e nei limiti più opportuni".

Secondo il presidente della Consulta, c'è "una sovraesposizione politica delle Corti". Sovraesposizione che "alimenta, come talvolta è accaduto, le accuse di 'politicizzazione' nei casi in cui le sentenze non corrispondano alle aspettative di talune forze politiche o dei più influenti gruppi di interesse". Eppure, troppo spesso, i diktat della Corte costituzionale sono tutt'altro che apolitici. Gli stessi "inviti inascoltati" citati in mattinata da Gallo rientrano nel solco del pensiero progrsessista e delle battaglie portate avanti in parlamento dalla sinistra. Tra gli esempi di inviti, per esempio, Gallo ha citato quello contenuto nella sentenza della Corte che ha escluso l’illegittimità costituzionale delle norme che limitano l’applicazione dell’istituto matrimoniale alle unioni tra uomo e donna e che, al tempo stesso, ha stabilito che "due persone dello stesso sesso hanno comunque il diritto fondamentale di ottenere il riconoscimento giuridico, con i connessi diritti e doveri, della loro stabile unione". Ma il presidente della Consulta non si è fermato certo ai diritti per i gay. Dopo aver fatto un veloce invito a modificare la legge elettorale ("Sistema sospettato di incostituzionalità") ha, infatti, criticato l'attuale legislazione che "prevede l’attribuzione al figlio del solo cognome paterno" perché, a suo dire, costituirebbe "un retaggio di una concezione patriarcale della famiglia".

Le imbeccate della Consulta sono state immediatamente accolte tra gli applausi dalla sinistra che, nonostante la formazione sia ancora in alto mare, è pronta a portare in parlamento battaglie storiche come i diritti alle coppie omosessuali. D'altra parte il Movimento 5 Stelle ha presentato in settimana un disegno di legge che va proprio in questo senso. "Nella relazione di Gallo ci sono richiami su cui tutti dobbiamo riflettere - ha commentato la presidente della Camera Laura Boldrini - c’è un lavoro che non è stato portato a termine e io lavorerò per riprenderlo".

Così, mentre il piddì Ivan Scalfarotto ha ricordato che la questione delle unioni tra persone dello stesso sesso è "uno dei nodi sospesi che il legislatore deve affrontare", Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center, ha colto subito l'occasione per accusare la politica: "Il parlamento discuta e agisca in fretta".

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