Cresce la tensione ad Arcore: Berlusconi teme il clima d'odio

In attesa del verdetto Mediaset l'ex premier punta il dito contro il blitz del popolo viola domani sotto la Cassazione: "E dicono che sono io ad alzare i toni...". Il partito fa quadrato

Cresce la tensione ad Arcore: Berlusconi teme il clima d'odio

Difficilmente una sana dose di scaramanzia renderà meno pesanti queste ultime ore di attesa. Certo, magari la consueta battuta sulle arance che gli dovranno portare in carcere può aiutare, ma la verità è che più si avvicina la sentenza della Cassazione e meno Silvio Berlusconi ha voglia di scherzare. Anzi, in queste ore raccontano di un Cavaliere chiuso in quel di Arcore e piuttosto inquieto. E se questo è il clima è facile immaginare quanto possa avergli dato fastidio l'annunciato presidio sotto la Cassazione organizzato per domani alle 18.30 dal popolo viola e lanciato da Gianfranco Mascia dalla colonne del suo blog sul sito de Il Fatto quotidiano.

Se l'ex premier sta da giorni seguendo diligentemente la linea del low profile imposta da Franco Coppi, certo non gradirà per niente che quelli che definisce i «teorici del golpe giudiziario» si riuniscano sotto la Cassazione per «far pressione sui giudici». Peraltro il giorno prima della sentenza (attesa per dopodomani o mercoledì, anche se tutto potrebbe slittare a settembre), così da accendere i riflettori sulla questione e alzare i toni dello scontro politico. «E poi sono io quello che avvelena il clima», si è lasciato scappare ieri durante una telefonata.

Chiuso ad Arcore, insomma, nelle sue conversazioni private il Cavaliere cerca anche di esorcizzare la tensione per quello che – comunque vada - è destinato a essere un passaggio chiave della politica italiana. In caso di conferma della condanna, gli equilibri del governo sono infatti destinati a cambiare mentre è praticamente certo che il Pdl alzerà le barricate a difesa del suo leader. Non solo per prendere le parti di Berlusconi, ma anche perché – è il ragionamento che fanno in molti a via dell'Umiltà – una sentenza di quel genere delegittimerebbe la storia stessa di Forza Italia prima e del Pdl poi. Anche se la Cassazione si pronunciasse a favore del Cavaliere, però, ci sarebbe una storia da «riscrivere»: quella della procura di Milano e di una magistratura che Berlusconi accusa non solo di essere partigiana ma perfino golpista. Se la Suprema Corte riscrivesse il processo Mediaset è chiaro che l'ex premier avrebbe un argomento fortissimo a sostegno della sua tesi. E che la partita sia decisiva lo si capisce da come il Pdl si sta schierando, con falchi e colombe che per la prima volta da tempo decidono di viaggiare nella stessa direzione e superare le divisioni degli ultimi mesi.

Se il presidente degli Affari costituzionali Sisto spera in una «decisione saggia» della Cassazione che «cancelli la partigiana e ambrosiana condanna del processo Mediaset», sono in molti nel Pdl a dirsi pronti a fare quadrato intorno al Cavaliere «comunque vada». Renato Brunetta, per esempio, è convinto che, se verrà condannato, Berlusconi «lotterà fino all'ultimo senza rassegnarsi all'ingiustizia» perché «non è di quelli che scappano». E ancora: «Sto e starò con Berlusconi perché il dopo Berlusconi non mi importa». Esattamente sulla stessa linea Sandro Bondi: «Dire “sto con Berlusconi perché il dopo Berlusconi non mi importa” non è una considerazione impolitica, ma un programma pieno di moralità e di sapienza politica». Nel Pdl, insomma, si iniziano a mettere le mani avanti e ci si stringe intorno al Cavaliere lanciando un messaggio chiaro magari a chi, mesi or sono, aveva pensato di prendere altre strade. Ecco, forse, l'insistere sul fatto che il dopo Berlusconi non è un'ipotesi sul tavolo.

Anche perché – dice Renato Schifani – la «leadership di Berlusconi riesce a coagulare intorno a sé la vasta area dei moderati» ed è «grazie al suo senso di responsabilità che il Pdl mantiene la barra dritta e rispetta gli impegni presi con gli elettori».

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