Crisi, allarme della Confesercenti: al vaglio il blocco delle tredicesime

Confesercenti: "Al vaglio del governo il congelamento delle tredicesime degli statali e buona parte dei pensionati"

la situazione è difficile, ma mettere mano agli stipendi avrebbe il solo effetto di gettare il paese nel panico. Per il momento si tratta soltanto di voci - anche se troppo insistenti - che parlano giorni di un’ipotesi allo studio per fare cassa. A lanciare l’allarme è la Confesercenti che, in una nota ufficiale, avverte: "Il congelamento delle tredicesime dei dipendenti pubblici e di buona parte dei pensionati". Proprio per far luce su questa ipotesi, che andrebbe a colpire le fasce più deboli del Paese, l’associazione ha chiesto al premier Mario Monti e al governo di smentire immediatamente la voce che "avrebbe il solo esito di allontanare una qualsiasi forma di ripresa" provocando "un drammatico autogol economico che manderebbe i consumi in tilt". Per il momento solo il ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi ha timidamente smentito: "Ho appreso questa ipotesi oggi dalle agenzie".

La Confesercenti fa i conti di quella che definisce una "sciagurata eventualità". Numeri alla mano, infatti, le tredicesime nette dei dipendenti pubblici e dei pensionati con assegni al di sopra dei mille euro ammontano a circa 16,1 miliardi di euro. Circa la metà va in consumi e quindi si sottrarrebbe all’economia reale una cifra di circa 8 miliardi di euro, con un cedimento dei consumi privati che passerebbe dal meno 1,7% stimato dal governo ad un valore negativo vicino al 2,7%. Ma se anche si puntasse solo al congelamento del 50% delle 13me si tratterebbe comunque di una taglio alla spesa di circa 4 miliardi di euro, con un impatto sui consumi di circa 4 decimali di punto, portando la flessione prevedibile all’interno del range compreso tra il -2,1% e il -2,4%. Questa impostazione, secondo l’organizzazione, comporterebbe gravi effetti sull’intera economia, a partire dalla chiusura di molte imprese e dalle "nefaste conseguenze sul piano occupazionale". Proprio per questo si chiede al governo di "volgere altrove la scure e di tagliare in profondità spesa pubblica e costi della politica. La spending review è un inizio ma non basta". Per la Confesercenti, i punti su cui il governo dovrebbe concentrarsi sono le Province, le comunità montane, i micro Comuni e le società di servizi pubblici, il varo di un piano di alienazione del patrimonio immobiliare pubblico, la drastica riduzione dei ’postì della politica e le consulenze che favoriscono le pratiche clientelari. "Inoltre - conclude l'associazione - chiediamo di utilizzare tutte le risorse disponibili per avviare progetti di sviluppo, permettendo alle imprese di riprendere gli investimenti e ricreare lavoro stabile, anche attraverso la non più rinviabile riduzione della pressione fiscale, che ai livelli attuali, ostacola in termini sempre più stringenti gli investimenti ed il lavoro".

Anche la Cgil è sulle difensive. "Ci auguriamo che si tratti solo di una forte ed eccessiva preoccupazione da parte della Confesercenti e non di un rischio reale e concreto. Se così fosse non staremo di certo a guardare e reagiremo pesantemente per chiedere conto al governo e ai partiti che lo sostengono dell'ennesimo e gravissimo provvedimento ai danni dei pensionati italiani, che più di tutti stanno pagando il conto della crisi", ha detto il segretario dello Spi-Cgil, Carla Cantone, "I partiti non possono continuare a dire che sono per l'equità e poi in Parlamento lasciano passare ingiustizie e iniquità. Sappiamo bene che per uscire dalla crisi servono risorse ma si decidessero una volta per tutte di andarle a prendere dove ci sono e non dai soliti noti".

"In questi giorni si fanno sempre più insistenti le voci che parlano di un possibile congelamento della tredicesima dei dipendenti pubblici.

Si tratta di un’ipotesi inaccettabile e auspichiamo che il governo si affretti a smentirla", affermano poi l’Adusbef e la Federconsumatori, "Già l’andamento dei consumi dimostra la situazione di grave disagio vissuta dalle famiglie, costrette a tagliare i propri consumi alimentari, a rinunciare alle vacanze estive e persino alle cure. Basta! In questo contesto tagliare ulteriormente il potere di acquisto delle famiglie a reddito fisso, lavoratori e pensionati, sarebbe una vera follia, come aumentare ulteriormente l’IVA".

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