Il Csm delle spese pazze: 350mila euro solo per i pasti

Il tribunale dei pm nel 2012 ci è costato 34,5 milioni di euro, quasi due milioni usati per le indennità di presenza. E per l'aggiornamento professionale in fumo 6,8 milioni

Il Csm delle spese pazze: 350mila euro solo per i pasti

Roma - A Palazzo dei Marescialli non tira certo aria di austerity. Almeno così sembra scorrendo l'elenco delle spese sostenute dal Consiglio superiore della magistratura nel 2012 pubblicato sull'ultima Gazzetta Ufficiale, cifre impressionanti come quelle relative al 2011 svelate un mese fa da Panorama, che denunciava tra l'altro la poca trasparenza del Csm su bilanci e voci precise. L'organo di autogoverno dei giudici non sembra essere stato troppo toccato dalla crisi, tutt'altro, né aver applicato in modo particolarmente zelante la spending review. Del resto lo Stato gli mette a disposizione ogni anno oltre 34,5 milioni di euro, ai quali se ne aggiungono altri 750mila derivanti da entrate diverse, come per esempio i proventi del rilascio copie degli atti. L'ultimo rendiconto, poi, è salito a ben 40,8 milioni di euro grazie ai 5 milioni avanzati dall'esercizio dell'anno precedente.

Ma vediamo come vengono spesi tutti questi soldi per garantire l'indipendenza e l'autonomia della magistratura, un principio sacrosanto per assicurare il quale evidentemente non si bada a spese. Nemmeno per i buoni pasto a magistrati e personale amministrativo, costati 350mila euro, o per viaggi e missioni nel territorio nazionale lievitati fino a un milione e 200mila euro. L'aggiornamento professionale delle toghe, la loro partecipazione a conferenze, convegni e corsi di formazione è costato ben 6 milioni e 800mila euro, una delle uscite più alte. Per i compensi e altri assegni destinati ai componenti del Csm sono stati spesi 5 milioni e 530mila euro, mentre per il vicepresidente Michele Vietti, che ogni anno porta a casa 140,904mila euro netti, e per i laici eletti dal Parlamento, il cui stipendio ammonta a 111mila euro, il totale è di un milione e 272mila euro. Ci sono poi le indennità di presenza, circa 75mila euro l'anno, che vengono pagate anche ai 16 togati, i quali continuano a percepire la retribuzione da magistrato: un milione 990mila euro. Tutto per tre settimane di lavoro istituzionale (la quarta pare sia dedicata all'approfondimento delle pratiche da trattare) e al massimo 15 giorni lavorativi al mese, visto che le commissioni si riuniscono dal lunedì al giovedì, ad eccezione della disciplinare ai cui membri tocca lavorare anche il venerdì. Ventuno milioni di euro, poi, sono stati spesi per la retribuzione del personale e quasi 13 milioni e mezzo per l'acquisto di beni e servizi. Ma nei conti c'è spazio anche per qualche risparmio: di 27mila euro, grazie alla decurtazione in sede di assestamento di bilancio 2012, e di 282mila euro avanzati dai ben 755mila stanziati per i compensi di traduttori e interpreti perché pare sia stato sensibilmente tagliato il conferimento di incarichi. Un'altra indennità, quella prevista alla fine del mandato ai componenti laici eletti dal Parlamento non dipendenti dallo Stato, è costata 400mila euro.

Un'istituzione con una pianta organica di 243 unità costa, eccome: 11 milioni di euro per stipendi e altri assegni fissi per il personale di ruolo, 2 milioni 175mila euro per le indennità consiliari in favore dei magistrati addetti alla segreteria e all'ufficio studi e del personale non di ruolo in servizio a Palazzo dei Marescialli.

Poi ci sono le «spesucce»: per la pulizia dei locali, traslochi e facchinaggio ammontano a 452mila euro, per il servizio di leasing e noleggio delle fotocopiatrici a 409mila euro e per l'acquisto di carta e materiale di cancelleria a 200mila euro. Tanto, se paragonati ai 279mila euro per le auto blu, passate da 31 a 23 nel 2011.

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