Monti ancora una volta si aggrappa alle sottane di Frau Merkel per raccattare una poltrona. I due si sono visti per un vertice internazionale e la signora tedesca non ha persol’occasione per spendersi in una battuta elettorale a favore del suo professore preferito. Cosa ha detto la Merkel? Che Monti è un osso duro e quando c’erano da battere i pugni sul tavolo contro la Germania non ha guardato in faccia nessuno, neppure lei. È questo lo avrebbe fatto solo per difendere gli interessi dell’Italia, perché è l’unico che può prendersi in carico il destino di questo Paese. Insomma, il premier avrebbe difeso così bene, e con piglio decisionista, gli interessi dell’Italia nei confronti del resto d’Europa che la Germania non vede l’ora di rivederlo a Palazzo Chigi. Siamo in pratica di fronte a una forma di masochismo teutonico.
La realtà è che Monti ha capito che la partita che sta giocando non sta andando come sognava. Nei sondaggi gli italiani mostrano di non condividere la necessità del Professore al governo. Pochi, neppure un 10 per cento, credono al ritornello del Salvatore della patria e ormai associano la parola Monti a concetti del tipo tasse, casa o, ancora meglio, tasse sulla prima casa. La speranza è che possa arrivare e pesare il soccorso delle cancellerie estere, il solito ricorso allo straniero come avveniva nell’Italia delle mille repubbliche, del tipo Franza o Spagna purché se magna . Solo che se la Merkel può essere utile per far cadere i governi politici e favorire l’anomalia dei governi tecnici, le sue parole non servono a portare voti. Nel gioco democratico il ruolo di Berlino non pesa più di tanto. Forse non siamo ancora del tutto una colonia dei burocrati europei.
Quello che è certo è che la disfida elettorale appare sempre più come una partita a due, in cui il ruolo del centro può essere utile dopo, nella meccanica degli inciuci, ma al momento appare parecchio marginale. Monti e Casini non giocano per vincere, ma per evitare che si crei un governo forte e legittimo. Giocano, insomma, per spaccare.
La partita vera è tra Bersani e Berlusconi, con il primo nervoso e minaccioso che comincia a sentire l’affanno di una volata molto lunga e il peso dell’affare Monte dei Paschi,e il secondo che continua la sua rimonta incredibile e disperata.
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