Decadenza, spiraglio Ue: "No a norme retroattive"

Una sentenza della Corte di Strasburgo obbliga la Spagna a scarcerare una militante Eta detenuta 5 anni di troppo. Un'arma in più per i legali di Berlusconi contro la legge Severino

Decadenza, spiraglio Ue: "No a norme retroattive"

Roma - La legge non può essere retroattiva. Strasburgo riafferma una regola basilare di civiltà giuridica e ordina alla Spagna di rilasciare la militante dell'Eta Ines del Rio Prada, tenuta in carcere per 5 anni di troppo, proprio per l'applicazione di una norma a reati antecedenti alla sua entrata in vigore.
La sentenza della Corte europea dei diritti umani arriva mentre in Italia si prepara la decadenza di Silvio Berlusconi dal Senato, sulla base della legge Severino che per il Pdl e illustri giuristi è incostituzionale appunto per la sua retroattività. A Strasburgo sanno bene che la pronuncia, che è definitiva e fa giurisprudenza, potrebbe aprire le celle di decine di terroristi (e infatti divampano le polemiche), ma il principio è fondamentale e non può piegare a valutazioni di opportunità.
Proprio alla Corte europea si è appellato il leader Pdl, dopo la condanna Mediaset a 4 anni per frode fiscale e a dicembre è attesa la prima decisione sull'ammissibilità del ricorso. Ma prima potrebbe arrivare il voto dell'aula del Senato sulla decadenza di Berlusconi, che comporterebbe l'incandidabilità per 6 anni, mentre l'interdizione dai pubblici uffici fissata sabato dalla Corte di Appello di Milano è solo di 2. E scatterà nei primi mesi del 2014, se i legali del Cav faranno ricorso e dovrà pronunciarsi la Cassazione, più o meno quando Berlusconi inizierà a scontare i 10 mesi di affidamento ai servizi sociali.
Insomma, ancora non è ancora chiaro se arriverà prima il parlamento o la magistratura nella corsa per far uscire il Cavaliere da palazzo Madama. Le due strade si accavallano, ma il Pdl ha ora una carta in più per esigere che, prima del voto politico, un giudice si pronunci sulla controversa questione della retroattività delle norme sulle liste pulite. Per il coordinatore Pdl Sandro Bondi, «se c'è la volontà politica di farlo» il consiglio dei ministri potrebbe risolvere «in un minuto» i dubbi di costituzionalità di queste norme: «La legge delega - spiega - che non è ancora scaduta, offre la possibilità di correggere la Severino almeno in un punto essenziale che confligge con uno dei principi fondamentali del diritto, quello della non retroattività della legge penale e amministrativa». Bondi aggiunge che, altrimenti, la squadra di Enrico Letta sarebbe in pericolo. Ma il Pdl ha due anime e il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello, assicura che pericolo di crisi non c'è, ma prima di votare la decadenza serve una «verifica» della costituzionalità della Severino.
«Se qualcuno ha dei dubbi li approfondisca - dice la Guardasigilli Anna Maria Cancellieri - non credo sia il caso di tornare sulla discussione». Ma il problema della costituzionalità è «concreto» per il capogruppo Pdl alla Camera Renato Brunetta. «Ancora più lampante», aggiunge il suo omologo in Senato Renato Schifani, dopo la sentenza di Milano. Il vice Giuseppe Esposito suggerisce di aspettare la decisione della Cassazione sull'interdizione: «Sarebbe davvero singolare e grave che Berlusconi fosse raggiunto da due distinti provvedimenti di interdizione che concernono un unico fatto». É d'accordo anche Pier Ferdinando Casini.
Il Pd, però, non ci sta. «Non c'è nulla da interpretare - dice il responsabile giustizia, Danilo Leva - La Severino è stata interpretata dalla giurisprudenza e applicata in 37 casi. Non ha effetti di natura penale, quindi c'è poco da cercare scappatoie». Pierluigi Bersani: «Il governo «stia fuori» dalla vicenda.
Il 29 ottobre la giunta per il regolamento del Senato dovrà stabilire se l'assemblea voterà in modo segreto (come vuole il Pdl) o palese (come chiede M5S) sulla decadenza.

Sulla carta è politicamente spaccata: ma nei 13 votanti i 2 incerti appaiono determinanti: Karl Zeller (Svp) e la montiana Linda Lanzillotta. Proprio la scissione di Scelta Civica potrebbe aprire nuovi scenari in aula, perché almeno alcuni dei 12 sostenitori del governo, guidati da Mario Mauro, potrebbero essere tentati dal no all'espulsione.

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