Un ex ammiraglio, che era al Quirinale con l'indimenticabile «picconatore», Francesco Cossiga, ha denunciato il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, dell'allora governo Monti, per il vergognoso caso marò. L'esposto è stato presentato alla Procura generale militare di Roma lo scorso novembre, che ha aperto un fascicolo non si sa con quale esito. «Ho chiesto ufficialmente di incriminare l'ammiraglio Di Paola - rivela a «Il Giornale» l'alto ufficiale in pensione Alfredo Saitto - per inettitudine grave al comando e aver abbandonato due militari in servizio, da lui dipendenti, in territorio straniero chiaramente ostile». Il riferimento è alla vergognosa decisione del governo Monti di rinviare in India i marò nel 2013, dopo averli assicurati che sarebbero rimasti in patria dove si trovavano per un «permesso». Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, si dimise per protesta davanti al voltafaccia di Monti, ma Di Paola, ammiraglio di lungo corso, restò al suo posto.
«Questa è stata solo la punta dell'iceberg - sostiene l'ex alto ufficiale della Marina autore dell'esposto -. Il comando dell'intera vicenda è stato disastroso. A me risulta che quando gli indiani chiesero alla nave Enrica Lexie con i marò a bordo di rientrare in porto da Santa Rosa a Roma (quartier generale delle operazioni della Marina, nda), all'inizio dissero no. Poi l'armatore, la Farnesina e alla fine lo stesso ministro Di Paola decisero diversamente».
Saitto è convinto che avremmo dovuto far rientrare le nostre truppe dalle missioni all'estero ed i rappresentanti di alto grado, sia diplomatici che militari alla Nato, lasciando una presenza solo formale. Stesso discorso per l'Onu. «Solo così gli americani e gli altri si darebbero veramente da fare - spiega l'ex ammiraglio -. Cossiga avrebbe fatto ritirare subito i soldati italiani senza neppure consultarsi con gli alleati». Originario di Udine, figlio di un generale dei carabinieri, Saitto a 74 anni va ancora a vela e non si nasconde dietro un dito. «Il primo Natale della sconcertante vicenda dei marò, Di Paola partecipò ai tradizionali auguri agli ammiragli in servizio o in pensione - ricorda -. Ad un certo punto gli chiesi: Giampaolo, ma sui nostri marinai in India non dici niente? Mi sembra che la Lexie sia partita lasciando a terra il mezzo degli spenditori (che fanno la spola al mattino quando le navi sono alla fonda, nda). Se ne andò rabbuiato».
Proprio con la parola d'ordine «tutti insieme, nessuno indietro», sabato a Roma si terrà una manifestazione di solidarietà ai marò. «Hanno aderito tutte le associazioni d'Arma dagli alpini ai marinai. Gli ex della Folgore porteranno il paracadute dedicato ai fucilieri di Marina ingiustamente trattenuti in India» annuncia Paola Moschetti, compagna di Massimiliano Latorre.
Ieri, in occasione della giornata della Marina, è stato proprio Latorre, in collegamento video da Delhi, a ricordare che «ogni giorno diventa più lungo: soffriamo con dignità per l'Italia e la nostra bandiera». Il 15 giugno saranno passati 28 mesi dall'inizio dell'odissea con l'accusa di aver ucciso due pescatori indiani scambiati per pirati. Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, presente al collegamento, ha consegnato idealmente due maglie delle Nazionale italiana con i nomi dei marò. Il Capo di stato maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, ha parlato di «vicenda sconcertante ai limiti della lesione dei diritti umani».
Il ministro della Difesa rivolgendosi ai marò ha ribadito: «C'è ancora la possibilità di un'intesa con il nuovo governo indiano, ma se ci trovassimo di fronte a ulteriori dilazioni o dinieghi, andremo avanti con l'arbitrato internazionale. Non accettiamo che voi siate giudicati in India e ci auguriamo di potervi riavere qui prima possibile».
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