Meno tre a Capodanno, giorno magico di transizione. Dalla sera del 31 saremo alle prese con i soliti rituali scaramantici per assicurarci che l'anno che verrà sia migliore di quello che ci lasceremo alle spalle. Cucineremo lenticchie, simbolo di abbondanza e denaro, mangeremo 12 acini d'uva, consumeremo 7 tipi di frutta secca per esprimere buoni propositi. Cibi propiziatori. Alle ventiquattro in punto stapperemo spumante perché il botto servirà a tenere lontano il malocchio e gli spiriti maligni. Se invece sentiremo il bisogno di liberarci della tristezza potremo gettare dalla finestra un oggetto simbolico che la rappresenti. È scaramanzia, una forma di superstizione che consiste nel ritenere che frasi pronunciate, gesti o oggetti-feticcio possano attirare la fortuna o allontanare la sfortuna, anche se tra il repertorio scaramantico e gli eventi negativi temuti non esiste alcun nesso causale.
State pensando che questo discorso vi porterà iella? E allora siete molto superstiziosi. E se siete anche tra quelli che inventano riti scaramantici personalizzati e leggendo l'articolo per scongiurare la malasorte state toccando ripetutamente il vostro oggetto-feticcio potreste soffrire di un disturbo d'ansia ossessivo-compulsivo da superstizione eccessiva, dove l'ansia collegata a idee o credenze irrazionali e superstiziose si placa soltanto attraverso un rituale «anti-iella». E se durante la preparazione del classico cenone dovesse cadervi dalle mani la bottiglia dell'olio che farete? Un rito scaramantico adatto all'occasione potrebbe essere quello di sparare il triplo dei petardi consumati durante il capodanno precedente oppure procedere alla pulizia accurata del pavimento per poi gettare dalla finestra il liquido raccolto insieme alla possibile malasorte. Nell'opera Psicopatologia della vita quotidiana Sigmund Freud definisce la superstizione come un'attesa di disgrazia. Lo psicoanalista spiegò che la superstizione nasce da sentimenti repressi, ostili e crudeli, che abbiamo rigettato nell'inconscio per buona educazione ricevuta. Quando inconsciamente desideriamo qualcosa che riteniamo deplorevole, ad esempio il male di qualcuno, finiamo per aspettarci una punizione e cercheremo di evitarla con riti preventivi e riparatori, ovviamente inutili. Perché pensare non è peccato.
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