Ecco il bluff: 53 milioni ai gruppi in Parlamento

Altro che cancellazione: per il 2013 stanziati 32 milioni alla Camera e 21 al Senato

Ecco il bluff: 53 milioni ai gruppi in Parlamento

Roma - A conti fatti, il decreto sull'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti rischia di far entrare dalla finestra quel che si vorrebbe far uscire dalla porta. La legge prevede che quest'anno i partiti ricevano 91 milioni di rimborsi elettorali: la metà di quanto previsto fino al 2012. E che incassino 54,6 milioni il prossimo anno. Ma non solo. Per il 2013 sono già stati stanziati quasi 54 milioni di euro come «contributo» ai gruppi parlamentari: 21,3 milioni al Senato e 32,6 milioni alla Camera. E qui, i conti non tornano.

Il meccanismo previsto di finanziamento, inoltre, basato sulla destinazione del 2 per mille della dichiarazione Irpef al partito «preferito», rischia di gonfiare la cifra prevista per il prossimo anno. In Italia, ogni anno, vengono pagati 500 miliardi di tasse sui redditi. Il 2 per mille di questi 500 miliardi fa 100 milioni di euro. Ovviamente, non tutti i contribuenti decideranno se destinare una quota delle proprie tasse ai partiti politici. Quindi, questi 100 milioni (il doppio della cifra prevista per il 2014) sono virtuali. Ma rischiano di avvicinarsi alla realtà grazie all'intermediazione dei Centri d'assistenza fiscale: per lo più gestiti (bene) dai sindacati. È lecito sospettare che i Caf convinceranno molti pensionati assistiti a dirottare una quota delle loro tasse verso i partiti.

E non è finita. Il decreto approvato dal consiglio dei ministri regola anche i benefici fiscali dei contributi privati ai partiti. Chi finanzia i partiti ottiene uno sconto del 37%, se fa versamenti da 30 a 20mila euro. L'aliquota del 37% è più che doppio del beneficio fiscale riconosciuto per le spese mediche.

Per le aziende, che possono destinare fino ad un massimo di 100mila euro all'anno, la detrazione prevista è del 26% sul finanziamento ai partiti: il doppio del beneficio previsto per le sponsorizzazioni sportive.

Nel provvedimento d'urgenza (tale è un decreto legge) c'è anche una norma che finanzia indirettamente i partiti. Se organizzano corsi di formazione politica o scuole di specializzazione(?), chi partecipa può detrarsi dal costo il 75%, ma fino ad un massimo di 750 euro.

Vale a dire, da un corso qualunque, i partiti incassano mille euro da ogni partecipante, ma l'alunno ne spende in realtà 250.

Ed il rischio che il meccanismo favorisca corsi «ombra», come quelli sulla formazione, è alto. Rapportato al beneficio per ogni singolo partito. Da qui, le proteste di Grillo e Brunetta contro il decreto.

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