Mps, ecco il documento che svela il "buco"

Clientele, spese folli, soldi ai politici: la nota choc dell'ex direttore finanziario della Fondazione, "gola profonda" dei pm. Ecco il documento che svela il buco della banca

Il presidente dell'Abi Giuseppe Mussari
Il presidente dell'Abi Giuseppe Mussari

Clientele, soldi agli amici degli amici, finanziamenti alla politica. Ecco sganciata la bomba. «Per essere più espliciti, la Fondazione (Mps, ndr) nell'arco temporale dal 2001 al 2005 si stava comportando come una famiglia che spendeva più di quanto si fosse posto come obiettivo di guadagno nel medio-lungo termine, in altre parole stava erogando non guadagni bensì patrimonio, calcolato a valore contabile, e tali squilibri, se valutati a mercato sarebbero stati anche maggiori, ma la politica di valorizzazione delle partecipazioni della Fondazione stabilita dalla Direzione era di calcolarle a costo storico, e non a mercato data la loro valenza strategica. La voce contabile che distorceva in maniera netta tale calcolo di rendimento era rappresentata dalla partecipazione in Banca Mps che negli anni passati era contabilizzata a euro 1,08, livello molto inferiore ai corsi di mercato...». Lo sfogo messo nero su bianco è di Nicola Scocca, direttore finanziario della Fondazione Mps fatto fuori all'indomani di una memoria di 8 pagine dove - di fatto - evidenziava un «sistema» anomalo quanto a erogazioni esagerate saccheggiando il patrimonio. Il documento è agli atti dei pm di Siena, che hanno interrogato l'ex direttore finanziario ripetutamente ottenendo informazioni straordinarie sul sistema Siena-Banca-Partito. In soldoni, per quel che ha scritto nel documento e per quanto riferito ai pm, anno dopo anno Scocca avrebbe segnalato ai vertici della Fondazione l'assurdità di spendere più di quanto si aveva in cassa. Propose invano di vendere azioni di Banca Intesa, per rientrare delle perdite. Niente. Quella denuncia, di fatto, lo portò a essere mandato via da Mps col risultato che - come ha ricordato Scocca agli inquirenti - dai 13 miliardi di patrimonio del 2005 si è arrivati al miliardo e mezzo di oggi. Una debacle. Anche su questo sta lavorando la Procura di Siena. Gli inquirenti avrebbero raccolto elementi significativi su condotte fraudolente messe in campo già dal 2007 dai manager Mps per reperire parte significativa dei dieci miliardi di euro versati per Antonveneta e per finanziamenti a favore della Fondazione. Di mezzo ci sarebbero anche interventi per alterare il valore del titolo Antonveneta, tali da configurare il reato di manipolazione del mercato.
Ma vediamo nello specifico come andarono le cose, seguendo il ragionamento della «gola profonda» dei pm senesi. Quando Scocca, nel 1999, viene chiamato alla Fondazione Mps con l'incarico di direttore finanziario, studia come prima cosa un «obiettivo di rendimento» per l'ente, allora (e ancora per molti anni) azionista di maggioranza della Banca Mps. Il nodo sta nel calcolo del corretto tasso di erogazione della Fondazione, cioè il tasso a cui vengono concessi i finanziamenti da parte della ricchissima cassaforte di Siena. Il direttore finanziario Scocca stabilisce un valore (2%) capace di mantenere costante nel tempo il patrimonio della Fondazione e anche di farlo aumentare per il futuro, coprendo quindi tutte le uscite di Palazzo Sansedoni. Il piano viene approvato dal Cda e diventa quindi il criterio di gestione dell'enorme patrimonio della Fondazione. Qualche anno dopo, precisamente nel 2005, Scocca effettua un'analisi degli ultimi bilanci per vedere se quel tasso ha reso i benefici previsti, e lì trova una brutta sorpresa. «Veniva fuori che la fondazione aveva erogato ad un tasso più alto, del 2,44% nel 2005».
Questo giochetto significava che la Fondazione stava erogando più di quanto stava guadagnando. E quindi erogava patrimonio, dava contributi agli amici, alla politica, in maniera clientelare. È a quel punto che scrive la nota di 8 pagine che gli costerà, di fatto, il licenziamento in tronco. Direttore e vicedirettore generale della Fondazione si oppongono alla correzione consigliata da Scocca, cioè o rivedere gli obiettivi di rendimento oppure alzare il tasso di erogazione o infine ridurre le erogazioni. Ipotesi, in particolare quest'ultima, vista come «fumo negli occhi» dai vertici della Fondazione, ha spiegato l'ex direttore finanziario. E naturalmente, col suo allontanamento la linea dei finanziamenti a pioggia prosegue e aumenta. La Fondazione ha continuato a erogare anche nel 2006, nel 2007 (anno di Antonveneta), poi nel 2008, continuando a incassare il dividendo dalla banca ma erodendo il patrimonio della Fondazione. Come se una famiglia che ha un reddito di 2mila euro ne spende tremila ogni mese, vendendo il proprio patrimonio, contando sugli introiti «virtuali» prodotti dalle operazioni sui derivati della banca Mps.

Un meccanismo infernale che ha messo in seria crisi la Fondazione. Dettato dalla volontà – tutta politica – di ottenere consenso sul territorio, irrigato dalla pioggia di soldi della Fondazione Mps. Finché ce n'erano.
gianmarco.chiocci@ilgiornale.it

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