Il divorzio? Adesso è breve. Ed anche economico. Basta prendere una casa all'estero, cambiare residenza per qualche mese e il gioco è fatto. E se proprio non si può, un fine settimana in Olanda è più che sufficiente.
Cambia la geografia del mondo, e con essa cambieranno prima o poi anche le sceneggiature dei filmoni strappalacrime, quelli in cui amori tormentati si concludono davanti ad un prete che pronuncia, di fronte ai due amanti finalmente due cuori e una capanna, la fatidica formula: «Finchè morte non vi separi». Nella società dell'homo veloraptor, in cui chi ha tempo non aspetta tempo, si gioca d'anticipo pure sulla morte. Almeno in campo matrimoniale, almeno nella cattolicissima Italia. Che fa la fila per sposarsi in Chiesa e poi corre all'aeroporto per volare all'estero, a cercare soluzioni facili alla prima crisi del legame coniugale.
Il fenomeno è in rapida crescita, al punto che, come attestato dall'Associazione matrimonialisti italiani, tra il 2005 ed il 2011 sarebbero state circa 8.000 le coppie ad imboccare le strade che portano lontano dallo Stivale. Lo chiamano divorzio express. Si combina col divorzio low cost. Come fossero due pacchetti da comprare sugli scaffali del supermercato della vita, consentono di liberarsi del non più amato coniuge nel volgere di qualche settimana e, soprattutto, a buon prezzo. La novità si innesta sulla tradizione, giuridica e sociale, sconvolgendola. Per capire: in Italia, chi voglia lasciare per sempre la moglie o il marito deve spendere. Soldi e tempo. Anzitutto, c'è la fase della separazione. Che da sola, se consensuale, in genere porta via quattro mesi e non meno di duemila euro tra bolli ed avvocati. Se giudiziale, si trasforma in causa che si sa quando inizia ma non quando finisce. E migliaia di euro e di giorni dopo, il suggello del ritorno alla solitudine giunge comunque in coda ad una o più udienze, a seconda che il divorzio sia congiunto o giudiziale.
E all'estero? Tutt'altra storia. Si prenda la Romania, Eldorado del divorzio flash. In 3 giorni si avviano le pratiche per il cambio di residenza: un contratto di locazione di 3 mesi è più che sufficiente. Subito dopo, ci si presenta al Tribunale civile: nel giro di 60 giorni la prima udienza. Un mese ancora, ed ecco la sentenza scritta. La spesa? 600 euro per l'affitto, 100 per la procura, 1.000 per l'avvocato, incluso il titolo esecutivo internazionale che attesterà l'efficacia del provvedimento giudiziale anche in Italia. Rituale più o meno simile anche in Spagna, dove dal 2005, in virtù di una legge varata dal socialistissimo governo Zapatero, la fase della separazione è meramente eventuale. Si può così accedere direttamente a quella divorzile e chiudere senza strascichi la partita, anche se scucendo non meno di 5.000 euro.
Due esempi per un sistema la cui chiave di volta è in un paio di regolamenti comunitari, il n. 44/2001 ed il n. 2201/2003: il primo lascia ai cittadini comunitari facoltà di scelta del foro, condizionata dalla residenza nel Paese prescelto. Il secondo attribuisce efficacia nei Paesi europei ai divorzi conclusi in altre nazioni a marchio Ue. Vie lungo le quali si muove anche chi, non pago, s'ingegna per ridurre ulteriormente i tempi d'attesa. In Inghilterra il Ministero della Giustizia sta lavorando al divorzio via internet, accessibile a tutti i cittadini europei. In Olanda, invece, sbancano i «divorce hotel»: cinque stelle con tariffa flat da 2.500 euro tutto compreso, s'arriva il venerdì in coppia, attesi da consulenti matrimoniali, psicologi e fiscalisti, e si esce la domenica. Con una firma sulla richiesta di divorzio, che arriverà poi bello e pronto direttamente a casa nell'arco di 180 giorni. Infine, l'ultima frontiera, il divorzio ultra express. Ha un solo neo: per il momento, vale solo per i residenti a Città del Messico. In tabaccheria si acquista una carta prepagata da 15 euro, la si attiva.
Il matrimonio? Per molti, ma non per sempre. Non più.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.