Ecco l'equazione del divorzio perfetto

Serve per stabilire quanto dare al coniuge dopo l’addio ed evitare lunghi e costosi iter giudiziari

Ecco l'equazione del divorzio perfetto

Si comincia coi fiori e le promesse eterne e si finisce con la calcolatrice in mano. Altro che formula dell'amore perfetto (l'ultima l'ha elaborata l'università di Monaco). Per evitare che la Guerra dei Roses intasi i tribunali, gli inglesi sono pronti ad affidarsi alla formula del divorzio perfetto. Un modo per avere la certezza che se e quando si arriverà al triste addio, ognuno sappia quanto avrà in tasca.
Calcolate la differenza di reddito fra i coniugi, individuate una cifra che va dall'1,5 al 2 per cento di quella differenza, moltiplicatela per ogni anno di coabitazione fino a un massimo di 25 anni e saprete fin d'ora quanto aspettarvi alla fine del vostro matrimonio (sempre che non ci sia prole al seguito, per quella c'è una formula più complicata). Così in Canada, dal 2005, hanno evitato un gran numero di controversie matrimoniali, senza per questo sminuire il ruolo dei giudici, che rimangono formalmente non vincolati dalle linee guida stabilite per legge. Un esempio? Lui guadagna 60mila euro l'anno, lei ne guadagna 30mila, vivono insieme da vent'anni: lui dovrà a lei fra i 9mila e i 12mila euro l'anno. Les jeux sont fait. Fine dello stillicidio di accuse, ripicche, inganni, trovate diaboliche per sborsare di meno o incassare di più. Almeno così sperano i membri della Commissione giustizia inglese, le cui conclusioni faranno parte di un rapporto che verrà sottoposto l'anno prossimo ai ministri competenti. Con il chiaro obiettivo di sollevare i tribunali da lunghe e costose cause per stabilire come dividere i beni quando tra i coniugi non c'è intesa sull'addio. La novità - che in Italia, invece, è una certezza - è che tra le raccomandazioni dispensate a Londra dalla Law Commission c'è quella di escludere dal divorzio l'abitazione di famiglia, ereditata o acquistata prima il matrimonio.

Accade così che mentre i cervelloni di mezzo mondo si accaniscono per trovare la formula dell'amore perfetto, i lucidi giuristi di Sua maestà stiano cercando la formula del divorzio sostenibile. D'altra parte, recenti studi governativi hanno svelato che il numero dei divorzi nel Regno Unito è aumentato dal 2009 a un tasso annuale del 4,9%. Se poi è vero quanto sostengono i sociologi di tre diverse università americane - cioè che il divorzio è contagioso e che l'addio fra una coppia di amici aumenta del 75 per cento le possibilità che una coppia si lasci (si chiama divorce clustering) - allora è meglio correre ai ripari. Anche perché divorziare costa caro, soprattutto a Londra, dove ogni coniuge finisce per sostenere un costo di circa 40mila sterline tra consulenza legale, perizie e burocrazia. Con qualcuno in grado di speculare sulle disgrazie altrui. Succede infatti che siano nati proprio a Londra e dintorni i primi fondi di investimento per finanziare le separazioni. Con un ritorno annuale dell'8 per cento circa per gli investitori che mettono sul piatto un minimo di 20mila sterline.
Ecco perché da tempo, pur professando l'importanza della famiglia e del matrimonio, a Downing Street e dintorni stanno studiando un modo per accelerare la pratica più in voga del momento. Cercando di mettere a punto il divorzio fai-da-te, a portata di click, con accesso libero al divorce information hub, un network in grado di dare tutte le dritte giuste sull'ammontare degli alimenti e la custodia dei figli. Riduzione dei tempi, risparmio di denaro pubblico e privato e minore stress per figli e coniugi sono gli obiettivi dei consulenti governativi.

Forse per evitare spiacevoli inconvenienti come quello registrato l'anno scorso nel Lancashire, dove il devoto marito Andrew Castle ha modificato una poltrona di casa e l'ha trasformata in una sedia elettrica legandola con un filo di metallo alla corrente. La meritata vendetta dopo la richiesta di divorzio della sua cara Margaret.

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