Dalla teoria alla pratica. Le tasse e la crisi ammazzano l'economia. Evidente quando si tratta di chiusure di fabbriche e uffici o di negozi che abbassano le serrande.
Ma negli ultimi tempi si sono moltiplicati gli allarmi di interi settori che minacciano la scomparsa. Il fallimento o il trasferimento verso paesi meno ostili all'iniziativa privata, di intere filiere che rappresentavano fiori all'occhiello della nostra economia, ma che ora si ritrovano a fare i conti con la crisi e con governi che non rendono la vita facile alle aziende. Sicuramente quello di Mario Monti. Ma, in prospettiva, anche un eventuale centrosinistra, con Bersani.
L'ultimo caso, di quelli che non ti aspetti, è la crisi dell'ippica. Settore, quasi mai sotto i riflettori, messo a dura prova dalla crisi, dai «crediti» dello stato che faticano ad arrivare e, a quanto pare, schiantato definitivamente dal redditometro. Le cronache dei mesi scorsi davano a rischio circa 50mila posti di lavoro. Sui principali ippodromi del Paese incombe la demolizione per lasciare spazio a investimenti immobiliari. Personale delle stalle, degli ippodromi e di tutto l'indotto rischia di ritrovarsi in mezzo alla strada da un giorno all'altro.
Poi circa 15mila cavalli a rischio, vita in questo caso, a causa del fisco. Ne ha parlato ieri il Secolo XIX. La notizia circola da un po'. I proprietari dei cavalli, spaventati dalla prospettiva di finire nelle mani del Fisco perché possessori di beni di lusso (per l'Agenzia delle entrate un ronzino o un purosangue pari sono) stanno regalando, svendendo o abbattendo gli animali. Molti stanno prendendo la strada della macellazione clandestina, una realtà riportata alla luce dal sequestro di alimenti con carne equina.
Le tasse esistenti e quelle future, in particolare se vincerà il centrosinistra, visto che intende fare cassa con i patrimoni e il lusso, c'è sicuramente la nautica (ieri si è aperto a Roma il Big Blu 2013, VII Salone della Nautica). L'ultimo rapporto sul settore curato dall'Osservatorio nautico nazionale, ha descritto uno scenario devastante. Nel 2012 la spesa dei diportisti stanziale è scesa del 56% rispetto al 2009, passando da circa 1,1 miliardi di euro a poco più di 484 milioni di euro. Crollati anche i contratti di ormeggio annuali (il calo è stato del 26%), gli ormeggi (-34 per cento), i ricavi di ormeggi a gestione pubblica (-39%) e il fatturato del settore charter (-21%). Un bilancio destinato ad aggravarsi se la pressione fiscale aumenterà. Gli yacht hanno già preso la via della Croazia per evitare la tassa di possesso sulle barche. Domani, potrebbero emigrare direttamente i cantieri, a caccia di un fisco più civile.
Si dirà, peggio per i proprietari di barche. Peccato che da noi la nautica sia un settore che da lavoro a migliaia di persone. Solo la produzione, circa 15mila. Senza contare l'indotto.
Non va meglio al turismo. Dovrebbe essere il nostro «petrolio», secondo la retorica della politica. Nella realtà la stangata Imu ha aggravato le imposte sugli alberghi di più del 50%. Il 76% delle imprese ha risentito dalla crisi, con picchi dell'88,3% al sud. Anche in questo caso, più che una pesante ristrutturazione, si rischia un «default di massa», spiegò qualche settimana fa il Presidente Federalberghi, Bernabò Bocca, che farà perdere il posto a 50mila lavoratori e chiudere 2/3 mila alberghi.
Tra i settori che stanno scomparendo lentamente con effetti devastanti, ignorati da politica e media, il primato spetta all'edilizia. L'Imu ha accelerato una crisi che era già in corso.
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