FIGURACCIA ALFANO Il killer di Motta Visconti non si pente e chiede una pizza

Ma siamo sicuri che Alfano sia un ministro dell'Interno? Forse serve un test del dna per saperlo. Non sempre, infatti, l'abito fa il monaco. Come non basta una poltrona per fare un buon ministro. Serve qualcosa di più. Quello che ad Angelino manca.
L'Italia non ha bisogno di politici con voglia di protagonismo, soprattutto quando in ballo ci sono delitti come quello di Yara. Quattro anni di lavoro, di misteri e di ricerche stavano per essere buttati al macero per la fretta di chiacchierare di un ministro. Yara è morta a Mapello, nel bergamasco, il 26 novembre 2010. Non è stato facile individuare il presunto assassino. Ci sono voluti 18mila test del dna e un lavoro di investigazione vecchio stile, lungo e faticoso. Poi un nome, un volto, un fermo. Dare la notizia al ministro era un atto dovuto. Nessuno poteva sospettare che Alfano raccontasse tutto a tutto il mondo. È normale la rabbia di Francesco Dettori, procuratore di Bergamo. È normale perché su queste cose bisogna muoversi con responsabilità. Senza grida. Senza applausi. Senza fretta. «Era intenzione della procura mantenere il massimo riserbo. Questo anche a tutela dell'indagato. Secondo la Costituzione esiste la presunzione di innocenza».
La procura temeva quella che è successo. Su Bossetti ci sono forti indizi. Il dna è una prova regina, ma non vale una confessione. Non c'è la certezza. Bossetti invece è stato già condannato. C'è aria di linciaggio. Ci sono le foto dei figli sbattute sui social network come figli del mostro. E le colpe dei padri non ricadono, mai, sui figli. Ma Alfano aveva fretta di mettersi una medaglia al petto. Le sue risposte a Dettori sono francamente imbarazzanti. «Io non ho dato alcun dettaglio. L'opinione pubblica aveva diritto di sapere». Sapere, certo. Ma con i tempi giusti, senza danneggiare chi non c'entra.
La realtà è che Angelino come ministro dell'Interno non ha mai convinto del tutto. Basta ricordare come ha gestito il caso Shalabayeva. Non ha convinto neppure come leader del Pdl. Non convince come capo del Nuovo centro destra.

Come scriveva Sallusti, in un editoriale qualche tempo fa: Renzi e Alfano sono stati scambiati nella culla. Il primo di destra è finito per sbaglio a sinistra. L'altro per disgrazia è rimasto qui. E anche in questo caso serve il test del dna. Per rimediare all'errore.

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