Fine delle certezze: la Torre di Pisa si raddrizza da sola

Tra il 2001 ed il 2013 ha recuperato 2,5 centimetri di strapiombo. Ma solo per evitare di crollare

Fine delle certezze: la Torre di Pisa si raddrizza da sola

«Evviva la torre di Pisa che pende, che pende, e che mai cadrà». É una filastrocca che da bimbi abbiamo cantato tutti; e che ora, per stare al passo coi tempi, potrebbe essere rinfrescata dalla frase, «perché, in realtà, sempre di meno penderà». Stando, infatti, a una serie di dati accumulati dal Gruppo di sorveglianza della Torre di Pisa dal 2001 al 2013, la celebre opera architettonica s'è «raddrizzata», con un ridimensionamento dello strapiombo di circa 2,5 centimetri; non poco se si pensa che, per giungere a questo risultato, è stato necessario un piano d'intervento su larga scala - appoggiato direttamente dal Governo - in grado di contrastare niente meno che la forza di gravità e un peso di almeno 14.500 tonnellate. Come? Attraverso un'opera di alta ingegneria, avvenuta durante vari interventi. Tutti andati a buon fine. Risale, infatti, al 2010 la prima notizia che ufficializza il buon esito del progetto, dopo aver verificato nel 2002 un raddrizzamento di quasi 15 millimetri; e dal 2006, di circa un millimetro ogni anno.

I lavori per la manutenzione straordinaria dell'emblema pisano (e meta turistica per eccellenza in Italia), risalgono agli anni Novanta, e si sono protratti fino al 2001 con la riapertura ufficiale al pubblico. I tecnici, guidati da Michele Jamiolkowski, del Dipartimento di Ingegneria Strutturale dell'Università di Torino, sono inizialmente intervenuti con imponenti lingotti di piombo, a mo' di contrappeso, e un anello di calcestruzzo per calibrare adeguatamente la struttura: settecento tonnellate di materiale impiegato per reggere la naturale pendenza del campanile. Ottimo il risultato, con un cospicuo arretramento della Torre. Altrettanto importante l'opera di «sottoescavazione», con l'asportazione controllata del terreno sottostante, un lavoro delicatissimo per il rischio di superare la cosiddetta «linea critica», oltre la quale lo scavo avrebbe avuto ripercussioni negative sul campanile. Quella definitiva risale al 2001 e ha consentito tramite 41 perforazioni, di estrarre 38 metri cubi di terreno, e procedere con l'eliminazione dei grossi cavi di acciaio allestiti per scongiurare il timore di crollo durante i lavori.

Provvidenziale, insomma, l'intervento degli ingegneri che ha letteralmente scansato il pericolo di collasso, considerato che i calcoli del 1990 avevano stimato che la torre ogni anno pendeva di un millimetro in più; nel 1993 lo spostamento della sommità dell'asse alla base era stato calcolato in circa 4,47 metri, vale a dire 4,5 gradi. Nel 2008 la pendenza era di 3,97 metri, con una riduzione rispetto alla fase precedente i lavori di cinquanta centimetri. I risultati sono oggi ancora più evidenti, con un'ulteriore riduzione dell'inclinazione e quindi il consolidamento dell'ipotesi che la Torre si sia, a tutti gli effetti, raddrizzata.
Il futuro? Secondo gli ingegneri ci sono tutte le carte in regola per credere che la torre resisterà per altri due o tre secoli; si prevede che rimarrà sostanzialmente ferma, escludendo i piccoli movimenti ciclici dovuti alle variazioni stagionali della temperatura e del regime delle falde acquifere. Il monumento domina il cuore pisano dal Medioevo e ci si augura possa ancora farlo per molto tempo. I primi scavi risalgono al 1173, la costruzione della cella campanaria, al vertice, al 1360. Ma le cose sono iniziate presto a complicarsi per via degli strati di argilla e sabbia che costituiscono il suolo sotto la torre, consolidatesi in modo irregolare. Il crollo di una torre pendente, del resto, non è un evento così raro.

La storia ci riporta situazioni analoghe in cui, alla fine, un certo monumento è crollato sotto il proprio peso per via di un'inclinazione eccessiva. É il caso della torre civica di Parma, costruita nel 1287, dove oggi sorge piazza Garibaldi e alta centoventi metri. Il 26 gennaio 1606 collassò, distruggendo i palazzi vicini e provocando decine di vittime.

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