RomaCompleanno col botto e con l'insulto. A un anno dal suo insediamento, Mario Monti ha ricevuto gli auguri speciali dei contestatori che ieri pomeriggio hanno protestato davanti alla Bocconi dove il premier presentava il libro La democrazia in Europa, scritto dallo stesso premier insieme con l'eurodeputata Sylvie Goulard e il volume Le parole e i fatti del solo Monti. I giovani, in gran parte dei centri sociali, hanno contestato Monti e l'operato del suo governo anche con una serie di cori palesemente offensivi. Hanno urlato, tra l'altro, «Monti macellaio, tira fuori i soldi» e «basta austerity, i soldi subito». Tirati anche ortaggi e alcune uova riempite con vernice rossa. E nel bilancio della giornata di scontri si contano cinque feriti.
Monti probabilmente aveva pensato a un'altra accoglienza. E per la ricorrenza aveva anche fatto pubblicare un documento di Palazzo Chigi che in poche cartelle riassume l'operato del suo esecutivo. Un documento, questo, pubblicato anche sul sito del governo e che si articola in cinque parole chiave che «ridisegnano - si legge nella nota - la nuova Italia: credibilità, coesione, responsabilità, legalità e visione». Durante l'incontro in Bocconi il premier Monti ha subito precisato che non è disponibile per un ruolo politico in vista del prossimo turno elettorale. «Nessuno mi domanda impegni oggi, e oggi non ne do» spiega ammettendo di provare piacere dal fatto che «gruppi numerosi della società civile si stanno attivando per riappassionare i cittadini alla cosa pubblica». Parlando del suo lavoro a Palazzo Chigi, Monti ha comunque ribadito la necessità di un rapporto più fattivo con l'Europa. Soprattutto in materia fiscale, augurandosi per un futuro prossimo la necessità di una politica fiscale comune. Il rigore, poi, è una medicina amara ma irrinunciabile. Monti non ha dubbi al riguardo. Se l'Italia non avesse accettato le condizioni per il rientro di bilancio imposte dall'Unione Europea «nei prossimi cinque-dieci anni i governanti italiani non avrebbero potuto far valere le loro ragioni sui tavoli europei». E, con malcelato orgoglio, il presidente del Consiglio ricorda che il nostro Paese «non deve neanche un euro al fondo salvastati ed è inoltre il terzo contribuente non solo dei bilanci Ue ma anche dei salvataggi verso Atene e Lisbona». D'altronde, parlando a proposito dell'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013, Monti ha poi aggiunto che il nostro Paese «non starebbe certo meglio se avessimo chiesto più tempo». I sacrifici, insomma, erano necessari. Ed il pensiero va soprattutto alla reintroduzione dell'Imu, apice della nuova manovra fiscale del governo dei tecnici. Ammorbidire la manovra allungando i tempi di recupero non sarebbe stato vantaggioso. E il pensiero di professore corre ad alcuni nostri partner europei («che non cito»). «Abbiamo visto tutti - ricorda il premier - gli effetti ottenuti con queste dilazioni.
Effetti che hanno introdotto, peraltro, elementi di cedevolezza nell'intero sistema dell'Eurozona». Dal momento del suo insediamento a oggi il governo Monti, però, ha perso gran parte della fiducia degli italiani.
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