Per le false foto osé della presidente della Camera Laura Boldrini postate e ripostate su Facebook saltano gli incolpevoli vertici della polizia della Camera dei deputati. Se ne vanno dirigenti e funzionari che sovrintendono alla sicurezza interna di Montecitorio, e dunque dell'inquilina che siede sullo scranno più alto: rimossi con decorrenza primo maggio prossimo. La notizia rimbalzava da giorni, da quando cioè la Boldrini aveva scatenato l'inferno per il gran chiacchiericcio su Facebook (non stoppato all'istante dalla polizia) dovuto alle immagini-burla di una donna nuda in spiaggia che chiaramente non era la Boldrini, ma che sulla Rete veniva spacciata per la neopresidentessa eletta con Sel.
L'ira della Boldrini, come raccontato ieri, aveva «costretto» la polizia a muoversi in fretta e con sistemi poco ortodossi se è vero quanto riferisce il giornalista Antonio Mattia (ritenuto il primo a postare la foto, anche se lui smentisce), che si sarebbe visto arrivare a casa agenti della polizia postale e del commissariato di Fondi senza esibire alcun mandato di perquisizione o di sequestro. Se ne va, dunque, il dirigente Gaudenzio Truzzi, entrato in rotta di collisione con la presidente anche per via della gestione della scorta: l'interessata la voleva ridotta al minimo (un solo poliziotto di «tutela», e niente seguito di gente armata) mentre il capo degli sbirri di Montecitorio avrebbe insistito per una scorta vera e propria, onde evitare quel che poi è successo con le contestazioni a Civitanova Marche in occasione della visita in memoria dei tre morti suicidi per l'impossibilità di arrivare a fine mese.
Con Truzzi dovrebbe lasciare l'ufficio anche il suo vice, Luigi Carnevale. Al posto di Truzzi arriva Leonardo La Vigna, trascorsi alla Dia, questore a Cuneo e poi a Bolzano. Il ricambio è stato formalizzato nell'ambito di un più ampio «movimento» di dirigenti di polizia, ma l'ultimo attrito con la Boldrini per la mala gestione delle foto su Facebook, avrebbe accelerato (e imposto) il siluramento. Questo si vocifera alla Camera e ai piani alti del Viminale. Dove l'imbarazzo per una vicenda incredibile sta mettendo in seria difficoltà chi ha fatto le indagini pro Boldrini. Il giornalista indagato a tempo di record dalla procura di Roma e «visitato» a casa dalla polizia («senza mandato», insiste lui) su Facebook è tornato alla carica. «La storia del fake è sicuramente una bufala, ma l'irruzione in casa senza alcun mandato della magistratura è una anomalia. Un'altra anomalia è l'utilizzo riservato di forze dell'ordine e polizia postale. Altrove lo chiamerebbero abuso d'ufficio, ma siamo in Italia...». Al Giornale ieri sono arrivate numerose segnalazioni di denunce fatte anni fa per diffamazioni su Facebook che ancora attendono una risposta dalla giustizia. Risposta che per la Boldrini è stata velocissima: nemmeno dieci ore. Fra i tanti c'è Alfonso Maria Fimiani, presidente dei «Circoli dell'ambiente».
«Ho presentato una querela per diffamazione a mezzo Fb (in occasione del referendum) e dopo due anni il Pm non ha ancora neanche autorizzato l'identificazione degli eventuali indagati, quando leggo delle indagini sul fake della Boldrini non nascondo una certa invidia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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