Diavoli. Con forconi d'ordinanza. Da usare metaforicamente (ma, forse, neanche troppo metaforicamente) per rispondere alle «angherie» delle istituzioni in Italia e in Europa, all'oppressione delle tasse, al disinteresse della politica nei confronti dei bisogni della gente comune. Stanti queste premesse, ieri il «movimento dei Forconi» ha scatenato la più furiosa delle proteste bloccando l'Italia con manifestazioni e presìdi un po' ovunque, dal Veneto alla Campania, dalla Lombardia a Palermo, dalle Marche alla Sardegna. Ma le forze dell'ordine per qualche minuto si tolgono i caschi, laddove i manifestanti sono studenti, imprenditori, gente comune, scatta anche l'abbraccio con gli agenti. E sui caschi è giallo. L'avranno fatto per solidarizzare con chi è in piazza? La notizia rimbalza subito in internet. Dopo qualche ora arriva la smentita, attraverso una nota della Questura di Torino: «I poliziotti impegnati nei servizi di ordine pubblico si sono tolti il casco perché erano venute meno le esigenze operative che ne avevano imposto l'utilizzo». Non è vero che gli agenti intendevano esprimere la loro condivisione della protesta. Eppure il segretario nazionale dell'Ugl Polizia di Stato, Valter Mazzetti, dopo aver fermamente condannato le violenze di Torino, si era affrettato ad aggiungere queste parole: «Condividiamo e plaudiamo al gesto di quei poliziotti che si sono tolti i caschi in segno di solidarietà con quella parte dei manifestanti che ha pacificamente mostrato il proprio disagio per la grave crisi che attraversa l'Italia». Conferma il gesto di solidarietà anche il Siulp: «Togliersi il casco in segno di manifesta solidarietà e totale condivisione delle ragioni a base della protesta è un atto che dimostra che la misura è colma».
Tornando alla cronaca dell'infuocata giornata, particolarmente dura è stata la situazione a Torino, dove si sono radunate oltre 2mila persone del «Coordinamento 9 Dicembre». Tra loro anche alcuni ultrà della tifoseria calcistica. Contro le forze di polizia, schierate in assetto antisommossa davanti al palazzo della Regione Piemonte, in piazza Castello, è stato lanciato di tutto: bottiglie vuote, sassi, mattoni, petardi e bombe-carta. La polizia ha risposto con gas lacrimogeni nel tentativo di disperdere la folla. Con tram fermi e negozi costretti a chiudere, i manifestanti hanno invaso i binari delle stazioni di Porta Nuova e Porta Susa, bloccando per circa un'ora anche il traffico ferroviario. Gli scontri sono avvenuti anche davanti alla sede di Equitalia, in via Arsenale, e davanti alla sede dell'Inps, in via XX Settembre mentre all'Ufficio delle Entrate, in corso Bolzano, una cinquantina di contestatori armati di pietre, hanno tentato di danneggiare le vetrate dell'ingresso. Bilancio: 14 feriti tra le forze dell'ordine e un arresto, un giovane di 19 anni con precedenti specifici.
Già nella notte, tra domenica e lunedì, è scattata, invece, la protesta in Veneto degli autotrasportatori nel segno di «L'Italia si ferma». A guidarla i «forconisti», e i «Liberi imprenditori federalisti» della Life, che hanno messo in atto 19 presìdi concentrati ai caselli autostradali. I manifestanti hanno messo di traverso i loro mezzi pesanti nei pressi degli accessi autostradali bloccando la circolazione. A Milano e in provincia, presìdi ad Arese, ai cancelli dell'ex Alfa Romeo, Rho e Pero, alla Fiera, e agli svincoli autostradali di Assago, Molino Dorino, Monza (sede di Equitalia e Palaiper). Manifestanti del movimento anche alle porte di Varese. Tensione anche a Roma, con i blitz del Movimento sociale per l'Europa alla Regione e 11 persone denunciate. E alta tensione in Liguria (anche a Genova i contestatori hanno invitato i carabinieri, in assetto antisommossa, a levarsi i caschi e i militari, dopo qualche minuto di perplessità, se li sono tolti).
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