Decade il Parlamento

I parlamentari della sinistra stavano ancora brindando alla decadenza di Berlusconi che si ritrovano tutti decaduti, loro e i loro colleghi di ogni partito

Il palazzo della Consulta a Roma, sede della Corte Costituzionale
Il palazzo della Consulta a Roma, sede della Corte Costituzionale

Troppo entusiasmo, troppa fretta di chiudere la partita. E quando si fa i gigioni, se non la storia, la cronaca presenta il conto.

I parlamentari della sinistra avevano ancora in bocca il sapore dello champagne col quale avevano brindato alla decadenza di Silvio Berlusconi, da loro voluta e votata, che si ritrovano tutti decaduti, loro e i loro colleghi di ogni partito.

Una beffa firmata Corte costituzionale, che ieri ha emesso, a sorpresa, una sentenza choc: la legge elettorale, il famigerato porcellum, è illegittimo. Tecnicamente, e soprattutto politicamente, quello attuale è un Parlamento illegale. E se vogliamo estendere il principio, sono da considerare nulli anche i suoi atti. A partire dall'elezione del capo dello Stato. Napolitano, insomma, è un abusivo, abusivi sono i senatori a vita da lui nominati, abusiva è la defenestrazione di Berlusconi da senatore. Ma soprattutto è abusiva l'egemonia numerica del Pd, figlia del premio di maggioranza (148 deputati) dichiarato ieri incostituzionale. Di conseguenza, è illegittimo il governo Letta.

Povera sinistra, vigliacco che una volta riesca a vincere una elezione in modo chiaro e stabile. La sfiga la perseguita, la bracca e ogni volta che è lì per farcela arriva la tranvata.

Già, perché la sentenza di ieri manda a gambe all'aria tutti i piani per il dopo Berlusconi. Letta, Alfano e Napolitano erano a un passo dallo spartirsi il Paese. Renzi, tra poche ore probabile leader del Pd, a un passo da un inciucio col trio di cui sopra. Tutto da rifare, e viene quasi da ridere. Buon senso vorrebbe che si dimettessero tutti, da Napolitano in giù, e si tornasse subito a votare con la stessa legge senza le parti emendate (premio di maggioranza e liste bloccate). Non sarà così, o almeno cercheranno di mettere le cose in modo da andare avanti in qualche modo.

Ma non hanno futuro. Il rispetto delle sentenze non può essere invocato solo quando riguardano Silvio Berlusconi. Per questo Parlamento, e quindi per questo governo, è finita. Altro che semestre di presidenza europea. Già contavano poco o niente prima, figuriamoci adesso che sono giuridicamente delegittimati, e dunque senza alcuna autorevolezza interna e internazionale.

Altro che riforme: qualsiasi associazione di categoria o di consumatori potrebbe da oggi impugnare la validità di leggi e disposizioni. Signori, siamo senza Parlamento, presidente della Repubblica e governo. E per quello che hanno fatto fino ad ora, non è un male. Anzi.

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