Roma Tenere al freddo i nostri figli nelle aule? Non è necessario. L’altolà è arrivato anche dal governo. Le Province, che si lamentano per i tagli e minacciano di spegnere il riscaldamento nelle scuole, possono risparmiare 900 milioni. Nel 2010 le spese sostenute dalle 110 province italiane ammontavano a circa 12 miliardi. Molto meno, certo, rispetto a regioni e comuni, ma sempre tanta roba. Abbiamo spulciato tra le pieghe delle amministrazioni provinciali per cercare di trovare le voci più discutibili e abbiamo ipotizzato un possibile risparmio che sfiora il miliardo di euro. Meno del 10% del budget complessivo
1 INDENNITÀ Ogni anno le 107 province spendono 113 milioni (dato 2010) per remunerare l'attività dei loro amministratori: i 107 presidenti (circa 11mila euro lordi al mese l'uno); i circa 3mila consiglieri (3.800 euro lordi); e i circa 700 assessori (5.500 euro). Ogni provincia ha un numero prefissato di consiglieri e massimo di assessori in funzione della popolazione. Eppure qualcuno sfora: come Messina, che con i suoi 650mila abitanti ha 15 assessori (ce n'è anche uno agli Affari legali), mentre Roma, con i suoi 4,2 milioni di abitanti, si accontenti di 12. Considerati i costi del funzionamento di consigli e giunte si arriva a una spesa annua di 455 milioni (ultimo dato disponibile, 2008). Tagliamo di un terzo? Risparmiati 150 milioni.
2 RIMBORSI CHILOMETRICI Gli amministratori si muovono. E naturalmente lo fanno a nostre spese. La provincia di Treviso è tra le più trafficate: in un anno spende 177mila euro in rimborsi chilometrici. Estrapolando possiamo ipotizzare che ogni anno per queste voci le Province spendano 10 milioni di euro. I lavoratori non vengono rimborsati per andare al lavoro: sbianchettiamo tutto?
3 CONSULENZE Le province hanno circa 61mila dipendenti. Ma siccome evidentemente le loro professionalità non bastano, pagano anche un esercito di consulenti. Ogni provincia ha attratto anche le attenzioni della magistratura. A Savona, ad esempio, su questi incarichi indaga la Corte dei Conti. Si può ipotizzare che le province italiane spendano in consulenze dai 150 ai 300 milioni l'anno. Evitabili.
4 AUTO BLU Nel censimento delle auto della pubblica amministrazione risultano circa 3.600 auto di servizio provinciali. Ma se nella provincia di Roma circolano 68 auto provinciali (46 di proprietà e 22 in leasing), in quella di Pisa, 10 volte meno popolata, addirittura 87, di cui 83 di proprietà. E siccome queste auto vanno acquistate, mantenute e guidate, calcolando un costo di esercizio di 50mila euro l'anno ciascuna ci costano circa 180 milioni l'anno. Dimezzandole, si risparmierebbero 90 milioni.
5 NUOVE SEDI Le due più popolate province italiane, Milano e Roma, meditano di dotarsi di nuove e costose sedi. Nel capoluogo lombardo la faccenda costerà salvo varianti 43 milioni, nella capitale addirittura 263. Progetti che fanno discutere. E che forse di questi tempi potevano essere evitati.
6 AEROPORTI È una questione di prestigio. Ogni città vuole il suo scalo aereo, anche se inutile. Con casi assurdi come Villanova di Albenga, semideserto ma pozzo senza fondo per la provincia di Savona. E quello di Reggio Calabria, la cui società di gestione, Sogas, perde qualche milione l'anno. Eppure Frosinone e Caserta (Grazzanise) ne vogliono aprire altri. Volando bassi risparmiamo 10 milioni.
7 DOPPIE E TRIPLE SEDI Pesaro e Urbino. Forlì e Cesena. Massa e Carrara. Olbia e Tempio. Carbonia e Iglesias. Addirittura Barletta, Andria e Trani. Negli ultimi anni le Province multiple si sono moltiplicate: ragione di prestigio e di campanili. Ma il policentrismo ha un costo, che possiamo calcolare in almeno 5 milioni.
8 COMUNICAZIONE Piccole ma molto vanitose, le province spendono molto per raccontarsi: Carbonia-Iglesias, quintultima per abitanti in tutta Italia, 100mila euro l'anno. E poi web-tv, propaganda, uffici stampa, servizi fotografici, convegni, sponsorizzazioni, patrocini. Un'autocelebrazione meno fastosa ci potrebbe far risparmiare fino a 100 milioni.
9 DI TUTTO DI MENO E poi ci sono le spesucce assurde o al limite dell'abuso: i pianoforti da 150mila euro (Reggio Calabria), i tablet ai consiglieri (Siracusa), il censimento degli uccelli acquatici (Venezia), i verificatori di incidenti con
cinghiali (Vercelli) e così via. Provvedimenti a pioggia, spesso con importi minimi, che tutto insieme costituiscono un mare di insensatezza. Dando un po' di logica al tutto si potrebbero risparmiare 200 milioni. Scommettiamo?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.