«Questa chiamata costituisce una sorpresa di Dio nella mia vita, essa mi affida una missione impegnativa ed esigente, di fronte alla quale le mie forze sono deboli e povere le mie capacità. Papa Francesco ha dimostrato nei miei confronti immeritata fiducia». Parole semplici, chiare, dalle quali traspare umiltà, in piena linea con il pontificato di Papa Francesco. Monsignor Pietro Parolin, nunzio apostolico in Venezuela, è il nuovo Segretario di Stato Vaticano, scelto da Bergoglio per succedere al 78enne cardinale Tarcisio Bertone che rimarrà in carica fino al prossimo 15 ottobre. Quel giorno, il Papa ringrazierà pubblicamente il suo ex primo collaboratore per «il fedele e generoso servizio reso alla Santa Sede» e presenterà alla Curia il suo nuovo Segretario di Stato. Da quel momento Parolin, ora arcivescovo ma che prestissimo diventerà cardinale, prenderà in mano le redini del governo d'Oltretevere, lavorando fianco a fianco con un gruppo di monsignori (tra cui il sostituto della Segreteria di Stato, Monsignor Angelo Becciu) che hanno già lavorato con Bertone, sotto il pontificato di Benedetto XVI. Il prelato vicentino aveva avuto modo di parlare con il Papa lo scorso giugno, quando Bergoglio aveva ricevuto in Vaticano i nunzi apostolici provenienti da tutto il mondo: tra gli «ambasciatori papali» e gli osservatori permanenti della Santa Sede, c'era anche Parolin che aveva incontrato Francesco a Santa Marta, secondo molti il 22 giugno, durante il famoso concerto nell'Aula Paolo VI, quando la sedia del Papa era rimasta misteriosamente vuota. Bergoglio, in quel preciso momento, raccontano Oltretevere, stava parlando con lui.
Chi conosce bene «Don Pietro» lo descrive come un uomo molto umile, di grande simpatia, un veneto genuino, nato 58 anni fa in provincia di Vicenza, a Schiavon, da papà commerciante e mamma maestra. Diplomatico di razza, era stato per 7 anni, dal 2002 al 2009, sottosegretario per i Rapporti con gli Stati, il «viceministro» degli esteri del Vaticano e aveva collaborato sia con il cardinale Angelo Sodano che con il cardinale Tarcisio Bertone. Parolin aveva seguito i dossier riguardanti i rapporti con il Vietnam e riaperto i contatti con il governo cinese, guidando trattative segrete con funzionari della Cina popolare, compiendo anche due viaggi a Pechino.
«Mi auguro che Monsignor Parolin possa continuare questo dialogo con la Cina, ricordo che era molto apprezzato dai funzionari cinesi», dice a Il Giornale Monsignor Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali e, come Parolin, ex viceministro degli esteri. «Di lui - racconta l'arcivescovo Celli - ho un bel ricordo, perché prima di essere un diplomatico, monsignor Parolin, è sempre stato un prete e questo è molto importante perché a volte, quando si parla di diplomazia, lo dimentichiamo. Poi Parolin è un uomo del dialogo, che sa anche ascoltare: mi colpiva tantissimo il suo modo di accogliere l'altro e porsi in ascolto, senza fretta».
Papa Francesco si avvia verso la riforma della costituzione apostolica Pastor Bonus, insieme al gruppo di otto cardinali che dovranno consigliarlo in questo arduo compito, e avrà al suo fianco un uomo che dovrà coadiuvarlo nel governo della Chiesa Universale, evitando divisioni e scontri e cercando l'unione con Dio.
Non a caso il motto che si trova nello stemma di Monsignoe Parolin è «chi ci separerà dall'amore di Cristo?», la domanda retorica che San Paolo scrive nella sua lettera ai Romani, scelta dall'arcivescovo quando nel 2009 venne elevato alla dignità episcopale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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