Roma - Costa cara, quella sedia rotta, al ministero della Giustizia: 139mila euro, per l'esattezza. Il fatto è che c'era seduto sopra un giudice napoletano, in camera di consiglio con i suoi colleghi togati e nella rovinosa caduta s'è fatto male. Così, ha chiesto un risarcimento di ben 200mila euro per i danni e il Tar Campania ha solo scontato un po' la somma. Vedi che vuol dire saperci fare con le carte giudiziarie, ben più di un normale cittadino all'asciutto di diritto e di infortuni sul lavoro. Il giudice in questione si chiama Francesco Schettino, ed evitiamo le scontate battute sul l'omonimo comandante della Concordia. L'incidente succede il 23 marzo 2007 nel modernissimo palazzo di giustizia al Centro direzionale partenopeo, dove da poco si è trasferita dallo storico e cadente Castel Capuano la IV sezione civile cui il magistrato appartiene. Però, la nuova sede giudiziaria ha le sue pecche, almeno negli arredi, se quella mattina il giudice si siede senza accorgersene su una sedia instabile e subito cede il telaio, uscendo dai binari. Fatto sta che Schettino, alto e magro dunque con poco grasso ad attutire il colpo e non più giovane, precipita per terra nello sbalordimento generale. Una scena da film. I colleghi lo soccorrono, il dolore c'è ma sembra niente di grave. Però da quel momento il giudice si assenta dal servizio per visite e accertamenti medici che evidenziano un'ernia. Prima si mette in congedo straordinario e poi prende l'aspettativa, fino al 18 giugno 2007, quando l'Inail lo dichiara «guarito con postumi» e accerta un'invalidità del 30 per cento. Il 15 giugno 2009 il ministero della Giustizia riconosce al magistrato una patologia dipendente da causa di servizio, che spiega tecnicamente così: «Esiti di trauma distorsivo del rachide lombare produttivo di ernia discale con impegno radicolare e rigidità del tratto dorso-lombare».
L'anno dopo Schettino decide di andare anticipatamente in pensione e, a questo punto, ha più tempo per studiarsi le carte e rivolgersi ai suoi colleghi in toga del tribunale amministrativo campano per ottenere un risarcimento. Lo fa nel 2012 e chiede 116.838 euro per danno biologico; 33.883 euro come «aumento personalizzato»; 50mila euro per danno esistenziale; 2.410 euro quale «lucro cessante per le decurtazioni stipendiali subite nei periodi di assenza dal servizio per malattia». In tutto, circa 200mila euro. Bella somma e il ministero della Giustizia si oppone. Ma il 12 febbraio di quest'anno, ne sono passati sette dall'incidente, i giudici della prima sezione del Tar (presidente Cesare Mastrocola, consiglieri Pierluigi Russo e Carlo Dell'Olio) gli danno ragione quasi su tutta la linea. Schettino, decretano, ha effettivamente diritto ad un sostanzioso risarcimento. Riconoscono al giudice per le lesioni subite il danno biologico, ma non quello esistenziale che considerano assorbito dall'altro. La cifra cala un po' e viene quantificata in 139mila euro. Con tante scuse per quella sedia rotta, che allo Stato è costata più che se fosse stata d'oro.
Una vicenda senza precedenti, che l'ex giudice non commenta: «Parla la sentenza». Per la salute del bilancio pubblico c'è solo da augurarsi che non seguano in tanti l'esempio di Schettino. E che i palazzi di giustizia siano più sicuri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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