Grasso evoca le stragi e scatena il putiferio Il Pdl: «Menti raffinatissime? Faccia i nomi»

Cicchitto: "Equiparare l’articolo di Panorama a un attentato è faziosità politica. Il nodo è Napolitano spiato indebitamente"

Grasso evoca le stragi e scatena il putiferio Il Pdl: «Menti raffinatissime? Faccia i nomi»

Roma «No, non mi parlate di conflitto tra istituzioni. Spero che cessi». Il commento di Nicola Mancino sulla querelle intercettazioni tra i pm di Palermo e Napolitano è lapidario. L'ex vicepresidente del Csm, protagonista di quelle chiacchierate spiate dai magistrati con il Capo dello Stato, i cui contenuti potrebbero risultare imbarazzanti per il Colle, non dice altro. Dribbla anche la domanda di rito sul conflitto di attribuzione sollevato dal Quirinale e sul muro contro muro tra il presidente della Repubblica e i magistrati. «Di questo non voglio parlare», spiega prima di entrare nella basilica, a Montevergine, per la festa del santuario della Madonna.
E, forse, soltanto un miracolo al momento potrebbe spegnere il fuoco della polemica. Ancora più rovente e intricata dopo la pubblicazione delle anticipazioni di Panorama sul contenuto delle intercettazioni tra Mancino e Napolitano, che ha aggiunto un nuovo target agli attacchi, dando il via a una ridda di accuse, velate ma nemmeno troppo, nei confronti del settimanale o quantomeno delle sue fonti. Un «nuovo corso» sintetizzato dalle pesantissime dichiarazioni del procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, che alla festa del Pd venerdì - accostando le ultime vicende addirittura alle bombe di mafia del 1992 - ha parlato di «destabilizzazione» ai danni dei magistrati e di Napolitano «fatta da menti raffinatissime», usando non certo a caso un'espressione utilizzata da Giovanni Falcone a proposito del fallito attentato ai suoi danni nella villa all'Addaura, nel 1989.

Insomma, Grasso sembra intravedere non uno scontro tra poteri dello Stato, ma piuttosto l'attacco di una qualche «mente» allo Stato, senza esplicitare, però, chi sia l'occulto aggressore. Così l'ex sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano lo invita a parlar chiaro: «Se sa qualcosa di più, lo dica». E la lettura degli eventi fatta dal procuratore antimafia non va giù nemmeno a Fabrizio Cicchitto. Il capogruppo del Pdl a Montecitorio replica al capo della Dna chiedendogli di fornire «in modo assai preciso il nome e il cognome e anche le azioni concrete messe in atto dalle “menti raffinatissime” che, come nel '92, stanno conducendo un attacco ai giudici e al Quirinale». Per Cicchitto, a differenza del giallo dell'Addaura, «oggi non stiamo discutendo di nessun attentato, né fallito né riuscito, ma solo di indebite intercettazioni a Napolitano fatte dalla procura di Palermo e delle clamorose conseguenze istituzionali, giornalistiche e politiche che esse hanno provocato, a partire dal ricorso alla Consulta presentato giustamente dal presidente della Repubblica». L'articolo diPanorama, insiste il capogruppo del Pdl alla Camera, altro non è che una di queste «clamorose conseguenze» delle intercettazioni: «Se Grasso - conclude Cicchitto - anche giocando sull'equivoco di una citazione, arriva a equiparare il pezzo del settimanale al fallito attentato dell'Addaura, non solo afferma una autentica sciocchezza, ma cade in un incredibile e inaccettabile esercizio di faziosità politica». A difendere Grasso, attaccando Panorama, è Laura Garavini.

Per la capogruppo Pd in commissione antimafia, che rimarca la «gravità» di un «servizio giornalistico basato sul nulla», le parole del capo della Dna sono solo uno «spunto di riflessione sui rischi di destabilizzazione».

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