Per i cervelli d'Italia ora è New York la terra promessa

Per i cervelli d'Italia ora è New York la terra promessa

Fra il 2007 e il 2011, mentre il resto d'America era alle prese con una crisi economica lunga e tortuosa, a New York i posti di lavoro nel settore tecnologico aumentavano senza sosta, passando in quattro anni da 41.100 a 52.900. Nello stesso periodo i settori tradizionali dell'economia cittadina, come la finanza, l'editoria, i servizi legali e la manifattura, soffrivano e continuavano a calare. In quegli anni i città gli investimenti di venture capital sono aumentati del 32%, mentre nella Silicon Valley calavano del 10% e a Boston del 14%. A trascinare la città fuori dalla crisi in tempi rapidi è stata la crescita sensazionale fatta registrare dal settore tecnologico negli ultimi anni, che ha portato New York a puntare la supremazia della Silicon Valley californiana e ad attirare talenti e capitali da tutto il mondo.
Un libro prova ora a raccontare e spiegare questo rinascimento tecnologico newyorkese. Si intitola «Tech and the City» e a scriverlo sono due italiani trapiantati a New York: Maria Teresa Cometto, giornalista che vive in città da 10 anni, e Alessandro Piol, venture capitalist che arrivò in America a 17 anni, quasi quarant'anni fa. La loro è un'analisi approfondita della comunità tecnologica newyorkese, effettuata anche attraverso i racconti di cinquanta personaggi chiave: fondatori di importanti startup, investitori «angeli», venture capitalist, gestori di spazi di coworking, acceleratori e incubatori, rappresentanti di grande aziende, manager e docenti delle università cittadine.
Quello di Cometto e Piol è un viaggio nella storia della Silicon Alley - così è soprannominata la comunità tecnologica newyorkese - che parte dagli anni Novanta e arriva fino a oggi, un percorso sviluppato attraverso i quartieri e le startup cittadine. Oltre a spiegare come questo boom è nato e si è sviluppato, «Tech and the City» racconta come New York si è tirata fuori dalla crisi del 2008 puntando sulla crescita del settore high-tech grazie all'impegno del sindaco Michael Bloomberg, divenuto miliardario dopo aver fondato a sua volta una startup in grado di sposare tecnologia e finanza. Per risollevare la città Bloomberg ha scommesso sulla diversificazione dell'economia locale, con una politica di incoraggiamento e attenzione alle startup, con incentivi alle strutture dove i giovani imprenditori possono iniziare a lavorare ai propri progetti e soprattutto puntando sull'istruzione.
New York è stata dunque la prima città in grado di replicare la ricetta della Silicon Valley, un successo difficile da ripetere, facilitando la nascita e la crescita di nuove imprese. Un modello da studiare e che, come sostengono gli autori, bisognerebbe provare ad applicare anche in Italia. «Tech and the City» lo racconta attraverso le storie e le parole di cinquanta protagonisti della comunità tecnologica cittadina caratterizzati da talento, creatività, energia ed entusiasmo, pronti a rischiare di fallire e a ricominciare: da Dennis Crowley, fondatore di Foursquare, a Scott Heiferman, fondatore e amministratore delegato di Meetup, fino agli italiani che hanno cercato di farsi largo in questa comunità.

Grazie ai consigli saggi e molto americani di Piol, questo libro è anche un valido manuale da consultare per chiunque voglia avventurarsi in questo mondo, una comunità definita «aperta e accogliente verso chi viene qui inseguendo il suo sogno».

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