I figli della classe operaia votano a destra

Cade un luogo comune. I dati dell'Istituto Toniolo: i ragazzi di sinistra appartengono al ceto medio-alto

I figli della classe operaia votano a destra

Milano«Sono di sinistra». I giovani prendono posizione, mettono le preferenze sulle schede elettorali. Ma non sanno dire con precisione perché votano una coalizione anziché un'altra. Questione di eredità di famiglia, forse. Già, perché la madre, che ora mangia solo bio e veste esclusivamente cashmere, ha ancora l'eskimo nell'armadio. E il padre, manager incravattato, in garage conserva ancora quella foto assieme a Mario Capanna. Quindi, meglio dire alla colf di non stirare la t-shirt: stropicciata «fa più sinistra» e nei cortei studenteschi piace di più.
Ecco cosa c'è alla base di parecchi voti. Un anti berlusconismo basato su etichette e preconcetti che si tramandano di generazione in generazione. E chi vota centrodestra? I figli della classe operaia, quelli che si spaccano la schiena per mettere assieme uno stipendio e contribuiscono alle spese di casa da quando hanno 18 anni. In sintesi pare che il 30% dei giovani voti a sinistra, il 17% nel centrodestra e il 14,5% al centro. È la fotografia scattata dall'Istituto Toniolo sull'orientamento politico dei giovani dai 18 ai 29 anni. La ricerca, curata da un gruppo di docenti dell'università Cattolica e realizzata da Ipsos con il sostegno della fondazione Cariplo, raccoglie informazioni su desideri e valori dei giovani. Su tutti, c'è un partito che prevale: quello di chi rifiuta la logica destra vs sinistra (il 38,5%). Dall'indagine emerge che si collocano nel centrosinistra soprattutto le femmine e i ragazzi del centro Italia che vivono in famiglie con uno status sociale medio alto. Viceversa, a posizionarsi nel centrodestra sono i maschi del Nord Italia e con origini sociali basse.
Ciò che dispiace maggiormente è che il 21% dei giovani dichiara fin da adesso di non votare alle prossime elezioni o di votare scheda bianca. Gli indecisi sono il 24%. La formazione delle idee politiche avviene per «tradizione di famiglia» nel 30-38% dei casi, soprattutto tra i ragazzi più giovani. Quelli in età da università si informano da sé ma restano ancorati alle figure politiche del passato. Ma le critiche sono feroci e la classe politica di oggi sembra deludere quasi tutti. Uno su quattro, fra i 1.200 intervistati, di dice «disgustato» dai partiti. Gli impegnati sono il 5%. Minoritaria è la quota di chi non segue né è interessato alla politica.
Il 23% dei giovani è critico rispetto all'offerta politica attuale ma vorrebbe dare un contributo positivo per migliorare le cose. Tra le richieste ci sono la crescita del Paese, la riduzione delle diseguaglianze e la protezione delle fasce più deboli. Tra social network, assemblee e chiacchierate tra amici, i giovani ammettono di parlare spesso di politica e solo il 13% dice di non parlarne mai. Un barlume di speranza, in mezzo a tanto scetticismo, sembra esserci: i ragazzi parlano di politica, chiedono momenti di informazione-formazione e il 71% di loro vede il voto come un potenziale strumento di cambiamento. «Nonostante le delusione - spiega Alessandro Rosina, tra i coordinatori della ricerca - la voglia di partecipare e agire è ancora viva».

Il 30% dei giovani si dichiara di sinistra, il 17% di centrodestra e il 14,5% si colloca al centro. Ma prevale la quota di coloro che non vogliono collocarsi né da una parte né dall'altra e che rifiutano le vecchie distinzioni destra-sinistra: pari al 38,5%


Secondo lo studio dell'Istituto Toniolo di Milano, nella formazione dell'orientamento politico dei giovani italiani conta prima di tutto la famiglia, poi vengono i leader del passato. Scarsissimo il peso dato alle figure politiche attuali

Il 21% degli intervistati

ha dichiarato che non intende votare alle prossime elezioni oppure che intende votare scheda bianca. Gli indecisi sono il 24%. Un giovane su quattro si dice disgustato dai partiti, gli impegnati in politica sono solo il 5%

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